Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Una panoramica sulla decadenza morale della contemporanea medio-alta borghesia, e il racconto dell'inizio di un lento cammino di redenzione. Protagonista, narratore e "motore" della vicenda è il personaggio di Jep Gambardella, uno scrittore autore di un unico libro, successivamente trasformatosi in giornalista e frequentatore, quando non egli stesso animatore, di eventi mondani e circoli elitari. Jep è giunto all'età di 65 anni, disilluso eppure tenacemente ancorato al proprio stile di vita; consapevole della futilità del proprio agire eppure fedele interprete di quel manierismo di cui egli stesso si dichiara maestro. L'incontro con il marito di una sua fiamma giovanile, recentemente scomparsa, il rapporto sincero con una donna con molti problemi ma quasi estranea all'ambiente nel quale egli è radicato, e infine l'occasione di confrontarsi con un'anziana suora impegnata nel sostegno dei malati nelle regioni più povere dell'Africa gli offrono stimoli per una riscossa intellettuale e morale. Il grande affresco che Paolo Sorrentino disegna si compone di molti elementi. Il primo di essi è l'ambientazione dell'opera. Una Roma contemporanea, che, alla luce degli eventi di cronaca degli ultimi anni ben si presta ad ospitare una borghesia decadente, inerte, improduttiva; persone che, nonostante le loro potenzialità, consumano i loro anni tra inconcludenti discussioni, sterili passatempi, ambizioni culturali frustrate; di fatto i loro principali impegni sono la salvaguardia delle apparenze, il pettegolezzo e la costante - quanto infruttuosa - ricerca di sprazzi di piacere, in un contesto di edonismo sfrenato costuito da lunghe feste in locations esclusive, sesso occasionale, uso e abuso di alcool e droghe. Il protagonista, interpretato da Toni Servillo, è un buon conoscitore di questo ambiente. Sa comprenderlo, ne fruisce, ci sguazza, arriva a determinarne i meccanismi: ne è stato a lungo vittima e complice. Ma l'avanzare dell'età lo spinge a riflettere sul proprio passato. Alla costante domanda che gli viene rivolta, circa il perchè non abbia scritto altro dopo il suo primo fortunato romanzo, lui dà una risposta a sè stesso, assegnando la responsabilità al malsano contesto sociale, morale ed economico entro il quale si è trovato a vivere. La conoscenza della "malattia" porta alla definizione della "cura". Personaggio importante per questo è Ramona, la donna interpretata da Sabrina Ferilli, una quarantenne che si presume cresciuta in un contesto di abbandono e desolazione morale, estranea alla rutilante cerchia di personaggi cui appartiene il protagonista, e per questo osteggiata da essa, eppure - ci è dato comprendere - molto motivata nel combattere una battaglia che è destinata a perdere. Prima Ramona, poi il confronto - ed il breve dialogo - con l'anziana suora Maria, di ritorno in Italia dopo una vita trascorsa in Africa al servizio degli ultimi, di estrema fede e determinazione, nonostante i propri lacchè la trattino come una persona ormai incapace di intendere e volere, e gli amici del protagonista la considerino una curiosa attrazione, infine il sempre più frequente rifugiarsi nel ricordo di un amore giovanile, sincero e spontaneo, forse l'unico vero per il protagonista, consentono a Jep di cogliere una scintilla di realtà, che è forse la vera Grande Bellezza, ed è bel altro da quella rincorsa in tanti anni di vita mondana. Altro personaggio di spessore è il regista teatrale interpretato da Carlo Verdone, il quale, forse per le sue umili origini, non riesce a "far breccia" all'interno della cerchia, finendo per viverne ai margini, delle briciole che altri lasciano cadere. A conclusione del film riconosce la propria sconfitta e rinunzia alla permanenza in città, vedendo in essa il simbolo delle occasioni perdute. Nell'ultima parte della narrazione, appare il personaggio di un cardinale, interessato più alla buona tavola che alle questioni spirituali; critica non solo alla mondanità della chiesa, ma anche all'eccessiva - e spesso anch'essa fine a sè stessa - attenzione data alla raffinatezza dei cibi. In contrapposizione a questo mondo di personaggi "bene", di fatto incapaci di far male se non a loro stessi, è posto un individuo che appare solo per brevi istanti. E' il vicino di casa del protagonista, che a fine film viene arrestato perchè pericoloso esponente della criminalità organizzata. Dal suo balcone, più piccolo ma più elevato di quello di quello del protagonista, tiene a quest'ultimo una breve lezione, lasciando capire che il vero potere è ben più nascosto di quello esercitato dai pur influenti borghesi goderecci e radical-chic amanti della mondanità. Tra gli attori bravi anche Carlo Buccirosso e Serena Grandi, nei loro, seppur ridotti, ruoli. Ottime infine la fotografia, che riprende suggestivi scorci delle bellezze di Roma da inquadrature inedite; ricrea il clima di falsa spensieratezza degli sfarzosi ricevimenti, la noia dei "salotti", l'inutilità dell'arte ridotta ad esercizio di stile; nonchè la colonna sonora, con tonalità a volte solenni a volte vivaci. Un'opera di ampio respiro, ricca di tematiche ma puntuale nel "chiudere il cerchio"; non di facile comprensione nei suoi significati reconditi, ma mai noiosa e piacevole da vedere, grazie anche alle ottime interpretazioni.
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