Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Premessa: non avevo mai visto un film di Sorrentino, questo non l'ho visto al cinema, né in televisione, bensì attraverso un comodo noleggio dvd, più che altro perché incuriosita come molta altra gente dal gran discutere di cui è stato oggetto si dalla sua uscita, e ancora di più con la nomination e poi vincita del premio Oscar.
Personalmente alla fine della visione l'ho trovato di una amarezza e mestizia infinita, pur se venato da una lieve nostalgia dal sapore romantico, più nella poesia di certe immagini che nella "morale". Il vuoto interiore dei personaggi, tutte anime alla deriva in una società basata su valori artefatti e superficiali, incapaci di trovare un posto rimanendo se stessi, è affiancato alla bellezza eterna e triste di Roma, un palcoscenico naturale che sembra incutere a chi vi abita la volontà di sentirsi "grandi" anche loro, pur essendo invece schiavi delle proprie debolezze e menzogne, che si ostentano nello sfarzo dei costumi, delle cene, delle feste e delle parole.
Una rappresentazione critica e impietosa che si potrebbe tranquillamente estendere ad altri contesti e ad altri luoghi.
Un'unica visione sicuramente non è sufficiente a cogliere gli innumerevoli dettagli e spunti di riflessione lanciati dal regista anche solo con alcune inquadrature, spunti che si accumulano come tessere di un mosaico nelle quasi due ore di durata: i temi toccati sono molteplici e per nulla semplici, e certi momenti appaiono un po' forzati o di dubbia utilità ai fini della storia/non storia che viene proposta. Il ritmo è molto dilatato, ma la stupenda fotografia, il cast variegato e soprattutto la performance memorabile di Tony Servillo, che presta il volto stropicciato e sornione ad un personaggio di intellettuale disincantato e sarcastico di grande impatto, sopperiscono abbastanza al rischio di noia totale.
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