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Iceberg

Regia di Gabriel Velázquez vedi scheda film

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La recensione su Iceberg

di OGM
6 stelle

L’adolescenza che vive allo sbando. E quella che perde per sempre qualcosa di prezioso. O ancora quella che appartiene ad entrambe le categorie. Il Río Tormes di Salamanca fa da sfondo al vagare senza storia di tre ragazzi ed una ragazza. Il fiume, in questo caso, è un abisso vorace che ama nutrirsi di sangue. Nella prima sequenza un’auto finisce fuori strada ed affonda. Se si salta lì dentro si muore, e questo può essere anche un gesto deliberato,  concepito per scappare definitivamente dal mondo.  Uno dei personaggi penserà seriamente di farlo. D’altronde tutta quell’acqua che scorre sembra un invito a cancellare la vita passata, per caso o per volontà. Vi si possono pescare tanti pesci, uccidendoli per cibarsene, o anche solo per scherzo. Una coppia di amici troverà in questa opportunità mille modi per giocare con la morte. Per gli altri due solitari protagonisti, quell’elemento così ribelle e misterioso continuerà invece a rappresentare un nemico, che in un istante si porta via ciò a cui si tiene di più: un anello dorato, una risposta cruciale. Questo film parla dei modi in cui si rischia di finire fuori rotta, oppure di annegare, cercando di raggiungere la sponda opposta. Il passaggio dall’infanzia all’età adulta si deve spesso effettuare a guado, arrangiandosi con quello che si trova. Anche un cane randagio, all’occorrenza, può essere d’aiuto. L’incontro con un pastore tedesco segnerà, per qualcuno, la fine dell’innocenza, la stessa che, per altri, arriverà invece per opera dell’uomo. Ma in entrambe le circostanze quell’evento fatale  coinciderà con la scoperta della cieca brutalità dell’istinto. Un dito mozzato o una virginità violata: la carne offesa è l’icona della vita che avanza, imponendo le sue logiche spietate, a partire dalla legge del più forte. La lotta è sempre impari: due contro uno, uno solo contro la potenza di una natura di cui facciamo parte e sulla quale non possediamo alcun controllo, e che, anzi, inconsciamente,  spesso e volentieri aizziamo contro di noi. Il motivo è che siamo stupidi, oppure pazzi, o, semplicemente fragili ed inclini all’errore. A volte le stesse manifestazioni della debolezza risultano difficili da esprimere, e la rabbia è una di queste. Non tutti sanno farla esplodere con la dovuta dirompenza. In questo film c’è chi impugna le armi senza riuscire ad usarle, e così perde e si umilia davanti a chi è più furbo e determinato di lui. I personaggi di questo vagabondaggio si muovono a diverse velocità, in una gara in cui nessuno vince e non tutti si divertono. Il racconto è la cronaca, confusa nel tempo e nello spazio, di un affanno che circola nel vuoto, restando al di qua della soglia oltre la quale i desideri dovranno trasformarsi in scelte. Il cammino è intricato ed incerto, perché acerbe sono le anime di coloro che lo stanno percorrendo. Sono presenze sfumate, che si possono inquadrare solo nell’attimo fuggente in cui stanno diventando altro: un potenziale assassino che si trasforma in un fedele compagno, la veste candida di un angelo del presepe che si macchia di un peccato  mortale, un vandalo che improvvisamente imbocca la pacifica strada dell’amore. Iceberg è il piccolo ritratto di un’evoluzione discontinua e senza meta, come quella di una montagna di ghiaccio che si scioglie andando alla deriva, in un lungo silenzio interrotto soltanto da pochi momenti di fragoroso tracollo.

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