Regia di Chris Wedge vedi scheda film
Chris Wedge è un regista che ha, in qualche modo, cambiato le carte in tavola nel ramo dell’animazione.
E’ infatti grazie a lui se la 20thFox ha sfondato nel settore (suo il primo “L’era glaciale”, 2002), in più ha lasciato ad altri il compito di portare avanti la serie di successo (per lui si è ritagliato sempre il ruolo di dar la “voce” al mitico Scrat), per provare a concepire nuove storie.
Se con “Robots” (comunque discreto) non è stato proprio fortunatissimo, meglio gli è andata con questo “Epic” che non rimarrà nella storia dell’animazione, ma che ha parecchie cartucce da spendere.
Dopo la morte della madre la giovane Katherine (in originale Amanda Seyfried) si trasferisce dal bislacco padre che da anni vive appartato studiando la natura convinto che al suo interno si celi un universo di vita ancora non concepito dagli umani.
Per un incidente la giovane si ritrova rimpicciolita all’interno di questo mondo, proprio quando il bene è insidiato dal male che vuole annerire la vegetazione con i buoni, i Leafman, in difficoltà, una regina morta ed un giovane baldanzoso che deve ancora scoprire la strada da percorrere.
Tanta natura, l’eterna lotta tra il bene ed il male, non proprio delle novità assolute, ma prima di tutto c’è da dire che siamo assestati su di un altro livello rispetto ai “minimei” di Luc Besson e non solo per quanto riguarda l’animazione (chiaro che dietro c’è una major), infatti un po’ tutto funziona meglio, passando dai molteplici messaggi ad altre idee ben assestate.
Infatti tra giovani che crescono, e altri che non vogliono proprio saperne di crescere, il rapporto padre/figlia, il legame tra uomo e natura ed un po’ di semplice poetica il piatto diviene assai più ricco.
Si aggiungono poi alcuni personaggi atti ad alimentare la comicità, come la coppia di lumache (che aspirano in grande), e nella versione originale, anche fosse solo per questo obbligatoria, la voce del bruco saggio Nim Galuu è affidata niente di meno che a Steven Tyler (gli Aerosmith vi dicono forse qualcosa?) che ha tutto lo spazio che serve per un essere solo una strenua presenza (e sempre parlando di lingua originale il cattivo ha la parlantina di Christoph Waltz, alla faccia …).
Poi la storia si sa come andrà a finire, ma non manca di manifestare intuizioni felici (come la diversa velocità che distingue gli insetti dall’uomo, per alcune scene di rara tecnica d’animazione (ecco perché si fa così fatica a schiacciare le zanzare)), ha pochissime sbavature (la sceneggiatura possiede pochi lampi di genio, ma crea un buon costrutto) e diverte portando il suo (normale) messaggio.
Un film che pare sincero, oltre che pensato in grande, che riesce ad intrattenere cavalcando il mood del pubblico cercando anche di insegnare qualcosa, senza comunque appesantirsi e studiando bene il passato filico (vedi ad esempio “Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi”, 1990).
Lontano dal genio, ma convincente quanto basta (ed in fondo solo il genio gli manca).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta