Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film
Il ricchissimo Virgil Oldman e' un battitore d'aste e grande esperto d'arte e d'antiquariato. E' un sessantenne dall'animo schivo, insofferente agli elementi della modernità ed al contatto con gli altri. Viene ingaggiato da Claire, una donna misteriosa, la quale vive sola all'interno di una grande villa, per inventariare il patrimonio appena ereditato, composto da opere d'arte ed antichita' varie. L'anziano Virgil assume nei confronti della donna un atteggiamento altezzoso e sprezzante, ma tale stato di cose dura poco. Il ritrovamento di acuni meccanismi misteriosi lo spinge ad approfondire il rapporto con Claire, una persona gravemente malata di agorafobia e pertanto confinatasi all'interno della immensa e spoglia magione, al riparo da ogni sguardo. Dapprima un mero interesse, poi una curiosita' morbosa, successivamente un'infatuazione, infine un sincero amore, legano Virgil a Claire, donna bellissima e sensuale, la quale mostra di ricambiare. Non vi e' lieto fine, tuttavia. E' tutto parte di un ben architettato piano per derubare Virgil di una sua preziosissima collezione di ritratti, ed incidentalmente ottenere una vendetta. Ma era assolutamente finzione il sentimento di Claire ? Questa la domanda con la quale si conclude il racconto di Tornatore. Il film descrive con minuzia il personaggio di Virgin Oldman, estremamente complesso. Uomo dall'infanzia difficile, a causa della crescita in orfanotrofio, e' stato letteralmente costretto ad "amare" l'arte; pertanto, pur essendo un suo massimo conoscitore, sembra incapace di comprenderla fino in fondo e di godere della sua essenza. La morale non corrisponde alla perizia. Virgil e' privo di scrupoli nella sua attivita', iracondo, capzioso, subdolo, avido. Saremmo pronti ad un giudizio severo nei suoi confronti, se non fosse per una scintilla che brilla nel suo cuore. Una scintilla che diventa fiamma, nel momento in cui nasce l'amore per Claire, donna dall'indole fragile, stereotipo della creatura debole da proteggere. Una scintilla che, altresi', si trasforma in breccia, per penetrare le sue difese, psicologiche e fisiche, e privare il protagonista non solo dei beni a cui - materialmente - tiene di piu', ma anche di cio' che per sessant'anni gli era stato negato, e per il quale era cambiato e maturato. Comprensibile, pertanto, lo stato catatonico nel quale precipita e permane a lungo, a testimonianza della dura lezione ricevuta, forse eccessiva. Il finale aperto lascia pero' sperare in un diverso epilogo del suo dramma. Nonostante la lunga durata in rapporto ai pochi eventi raccontati, il film non e' mai noioso. Il regista sa infatti coinvolgere descrivendo lenti e graduali cambiamenti nell'indole del protagonista, attraverso piccoli gesti, il nascere di nuove insicurezze, l'aprirsi di prospettive per lui sconosciute. La sua delusione, nell'ultima parte del film, e' la delusione dello spettatore, "consolato", comunque, nei minuti finali. Bravo Geoffrey Rush nei panni di Virgil ed altrettanto Sylvia Hoeks nel ruolo di Claire. Non ho apprezzato alcuni dettagli nella sceneggiatura, quali la troppo rapida "guarigione" di Claire, e la complessita' dell'inganno perpetrato ai danni di Virgil, il quale ha richiesto senza dubbio ingenti risorse economiche, un buon numero di complici e notevoli capacita'"truffaldine". Il film e' comunque piacevole ed appassionante, per la curiosita' che il regista sa generare; per la caratterizzazione dei personaggi protagonisti; per l'ambientazione, presumibilmente Vienna, per tematiche e messa in scena.
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