Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film
'La migliore offerta' di Giuseppe Tornatore, pluripremiato sia ai David di Donatello (5 premi, tra cui film, regia, scene, costumi, musica più un David speciale Giovani) sia con i Nastri d'Argento (5 vittorie e cioè produzione, regia, montaggio, scene e musica) è un'opera dal respiro internazionale, poiché ad un cast di interpreti di lingua inglese - nella quale il film è girato - nei ruoli principali, si affianca un cast tecnico italiano che vede, tra gli altri, il compositore Ennio Morricone ed il costumista Maurizio Millenotti.
L'ultima fatica del regista siciliano è una riflessione sullo sguardo, sul desiderio di possesso e sulla manipolazione dei sentimenti.
Parte bene il film, con una messa in scena insolitamente controllata e con una buona dose di mistero che l'autore riesce a fare accrescere scena dopo scena ma, quando dopo un preambolo tirato troppo per le lunghe, si svelano le situazioni in gioco, due o tre particolari sparsi fino ad allora nel narrato fanno prevedere il colpo di scena che di lì a poco cambierà del tutto la prospettiva del plot e dei personaggi nel crudele gioco.
A questo punto, parte quasi un altro film, tutto basato sull'istrionismo di Geoffrey Rush, banditore d'asta prima in stato catatonico, poi consapevole di ciò che gli è successo, ma comunque ossessionato dal ricordo e in attesa, invano, che qualcuno ritorni.
Sono gli ultimi venti minuti, in cui Tornatore usa tutta la sua capacità tecnica, fatta di sinuosi movimenti di macchina e un uso sapiente del montaggio, con innesto di ricordi in flashback del protagonista, a salvare l'operazione dagli evidenti buchi di sceneggiatura di cui non è immune e dalle anzidette lungaggini della parte centrale.
A parte l'eccelso attore australiano non molto rilevanti gli altri attori nei ruoli più importanti, da Jim Sturgess a Sylvia Hoeks - schiacciati dalla personalità del già premio Oscar Rush ('Shine') - fanno tutti la figura delle belle statuine, con una nota di demerito per l'insulsaggine del ruolo di un Donald Sutherland dalla capigliatura al limite del ridicolo.
Voto: 6.
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