Regia di Michel Gondry vedi scheda film
Pronti, via! Si parte in un viaggio a tipo Alice nel Paese delle Meraviglie, in mezzo a topini che collaborano con la gestione della casa, chef televisivi che danno ricette personalizzate (nonchè ingredienti direttamente dal frigorifero), la musica di Duke Ellington che allunga le gambe e rende rotonde le stanze e il cubo di Rubik è una moderna agenda elettronica ... E' il mondo di Colin, descritto da una catena di montaggio stenografico che avrebbe fatto impallidire Charlie Chaplin, anche se anzichè i nastri e le presse usa scrivanie e macchine per scrivere..
La storia è solo un pretesto per raccontare questo mondo: quando Colin si innamora di Chloé e le chiede la mano, egli vorrebbe che anche Chick, amico fraterno e compagno di pianococktail, di sposare la sua Alise per vivere come lui felice e contento.
Ma le cose non vanno sempre come vorremmo: Chic impiega la dote che Colin gli aveva donato per acquistare le opere di un filosofo esistenzialista (che in quel mondo alternativo è considerato al pari di una rocktar nel nostro) e intanto anche Chloé si ammala ai polmoni, dove le sta crescendo una ninfea letale che la vorrebbe soffocare. Costretto a cure sempre più costose Colin, inizialmente ricchissimo, deve dare mano al suo patrimonio e abbandonare gli agi. Anzi sono gli agi che abbandonano lui, sotto forma di una casa che diventa sempre più inospitale, mentre anche i colori della pellicola cangiano in un mortifero black&white....
Il merito di Gondry è quello di provare a ricreare quel mondo onirico e visionario, tipico delle visioni immaginifiche e innocenti dell’infanzia. Gli effetti digitali servono per stupire e attrarre lo spettatore, usando trovate visive surreali e originali, ma a me piace di più la scenografia che sembra plasmata da sapienza artigianale che fa assumere al suo cinema una persistente atmosfera retrò e malinconica, che a volte si embrica nella mia mente alle scene di Brasil, anche se in maniera meno grottesca e più empatica.
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