Regia di Michel Gondry vedi scheda film
"La spuma dei giorni", l'essenza più vitale e preziosa dell'esistenza: forse così potrebbe intendersi il titolo originale francese "L'écune des jours", film francese di Michel Gondry tratto da un'opera letteraria omonima che lo affascinò da ragazzino. Gondry molti di noi lo conoscono ed apprezzano da tempo: regista avveniristico e poetico di cui rimane impressa soprattutto quella visione "anticamente futurista" che popola molte delle sue bizzarre opere cinematografiche. Storie che come questa nascondono - dietro la laboriosa costruzione di scenografie mozzafiato e platealmente posticce come meccanismi ad orologeria lambiccati ma tecnicamente perfetti ed ineccepibili - la vitalità e il colore della fantasia per raccontarci intense e tutt'altro che avveniristiche storie d'amore vissute con la prepotente esuberanza della gioia di crearle e portarle avanti.
In un mondo che ricorda una colorata Metropolis fritzlanghiana, o quel futuro "antico" immaginato da geniali scrittori di fantascienza Jules Verne, il bizzarro inventore Colin riesce finalmente a trovare nella tenera cerbiatta di Chloé la donna della sua vita. Circondati da parenti ed amici che fanno da coordinato corollario ad un mondo di poetica follia governata da una meccanica avveniristica ed affascinante, i due riusciranno a sposarsi e la loro vita procederebbe con naturalezza all'insegna della più folle serenità, se un giorno la ragazza non scoprisse che dentro di lei una minacciosa formazione, tipo un vegetale invadente e subdolo, sta ingrandendosi ed espandendosi dall'interno di uno dei suoi polmoni minacciando anche l'altro. Metafora neanche troppo nascosta di un male al giorno d'oggi tutt'altro che debellato, la malattia di Chloé viene combattuta con la straordinaria forza dell'amore e della poesia, che spingono il nostro protagonista e il suo affiatato bizzarro seguito di amici e conoscenti, a sforzi anche titanici di ogni tipo per contribuire a trovare una soluzione che sia coerente con l'eternità di un sentimento che non conosce limiti temporali o tantomeno merita di essere fermato prematuramente da ostacoli maligni.
E' molto bello ed interessante seguire la carriera di questo particolare regista francese così equamente diviso tra Europa e produzioni hollywoodiane, nessuna delle quali riesce a placarne od affievolirna l'estrosa fantastica capacità di rappresentazione: una personalità che si riconosce grazie ad uno stile eccentrico, complesso ma coerente, folle e poetico insieme, e che lo vede contrapporsi, senza per questo rimanerne soggiogato, ad altri illustri prestigiatori di immagini e giocolieri della fantasia più colorata come Tim Burton o Jean Pierre Jeunet.
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