Regia di Giovanna Gagliardo vedi scheda film
Non esattamente prolificissima (un film a decennio, a partire da Maternale, 1978), Giovanna Gagliardo continua a dondolare tra documentario e cinema di finzione. Quando, come in questo caso, non arriva addirittura a miscelare le due cose insieme. I venti anni del titolo sono l'età che hanno Giulio e Marta quando si conoscono a Berlino, proprio nei giorni della caduta del muro, e venti quelli che trascorrono nelle loro vite, tra il 1989 e la crisi del 2008. Lui (Iannello), è un analista finanziario di matrice ultraliberista che si trasferisce prima a Londra per poi compiere il grande salto negli States alla Lehman Brothers. Lei (Gramsdorff), tedesca dell'est, ha una passione per le lingue, ama la poesia ma vorrebbe fare la scrittrice. Le loro vite procedono parallele fino a quando non sboccia finalmente l'amore, proprio nel momento in cui la crisi provocata dalle degenerazioni di quello stesso turbocapitalismo tanto osannato dall'odioso Giulio toglie loro qualsiasi ambizione da benestanti, declassandoli a lavoratori precari ormai quarantenni.
La ricerca posticcia dell'originalità a tutti i costi (fermi immagine per mostrare i personaggi col lapis, recitazione in macchina da presa, eccetera) è l'elemento più irritante di questa docufiction pasticciatissima che si conclude con un pistolotto di Pistoletto sull'arte e interventi appiccicati con il bostik di intellettuali vari (Fitoussi, Galli della Loggia, Guido Rossi). Della serie "vorrei ma non posso".
Al prossimo decennio, Giovanna!
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