Regia di Sergio Martino vedi scheda film
Iniziazione d'un adolescente ai piaceri del sesso e alle sofferenze del cuore. Cast di rilievo (Cucciolla, Stander) per un'opera quasi contemporanea del più celebre "Malizia". Notevole l'interpretazione di Alfredo Pea, poi destinato a ripetersi nel film al quale resterà per sempre legato ("L'insegnante", Nando Cicero, 1975).
Salento. Celio D'Altamura (Riccardo Cucciolla) - coniugato con Berenice (Fiorella Masselli) e padre di Nico (Alfredo Pea) - spera fortemente che il ricco, anziano e libertino zio (Hugh Griffith), barone di Roccadura, tiri le cuoia per poterne vendere la preziosa tenuta leccese. Dato che Celio è preside del liceo, da Roma - con il doppio fine di passare le vacanze estive e prendere ripetizioni di greco e latino - giunge ospite la nipote Sonia (Susan Player), diciottenne disinibita e molto sensuale, in grado di attirare sin da subito le attenzioni dell'ingenuo e timorato cugino Nico.
"Senza mai fermarmi, nove volte voglio infilarti."
(Nico, mentre spia con il binocolo la cugina prendere, completamente nuda, il sole)
Uno dei primi, tra i migliori, derivati di Malizia (Salvatore Samperi, 1973), prodotto da Carlo Ponti, scritto da Fernando Popoli, Sauro Scavolini e Sergio Martino e interpretato da un cast di alto livello (spiccano Cucciolla e Griffith, pur se quest'ultimo in in ruolo marginale pressoché identico a quello di Lionel Stander nel successivo La novizia di Pier Giorgio Ferretti). Cugini carnali può contare su ambientazioni leccesi molto ben fotografate da Giancarlo Ferrando, sulla romantica e melodica (in perfetta antitesi con l'argomento trattato) colonna sonora di Claudio Mattone, nonché sull'elegante e raffinata regia di Sergio Martino. La semplicità del testo (che però non risparmia precise frecciate al bigottismo di una paese - quello dei primi anni Settanta - culturalmente arretrato, nel quale il patriarcato va a braccetto con una concezione ipocrita della religione) permette di apprezzare i dettagli della messa in scena, effettuata da Martino con raffinati carrelli e movimenti complessi e ben articolati dalla macchina da presa. In questa commovente storia di apprendimento sentimentale, oltreché carnale (Nico, con i suoi sedici anni, scoprirà gioie e dolori dell'innamoramento), emergono le interpretazioni dei due giovani protagonisti: Alfredo Pea - dotato di physique du rôle e recitazione al limite dello spontaneo - immediatamente coinvolto in un ruolo simile nel successivo L'insegnante (Nando Cicero, 1975), per il quale sarà destinato a restare famoso (nonostante abbia recitato in oltre 80 produzioni tra cinema e televisione, sarà spesso cercato dai critici per essere intervistato sul film in questione) e l'allora ventenne americana Susan Player (1954 - 2019), in arrivo da un set altrettanto erotico pur se di ben diversa tipologia (L'invasione delle api regine, Denis Sanders, 1973). Il film di Sergio Martino, destinato a una scarsa distribuzione dopo la circolazione nelle sale cinematografiche, sorprende anche per la presenza di un attore in grado di porsi di fronte al lavoro con uguale professionalità, indipendentemente dal genere: Riccardo Cucciolla (1924 - 1999) veniva infatti dalle apprezzate interpretazioni "impegnate" di Sacco e Vanzetti (1971), L'istruttoria è chiusa: dimentichi (1971), Un apprezzato professionista di sicuro avvenire (1972), Il delitto Matteotti (1973), ma ha saputo dare altrettanto spessore al carattere di questo pater familias egoista e distratto, terribilmente verosimile nella sua ostinata arroganza.
La parola a Sergio Martino [1]
"Carlo Ponti mi invitò per diverse domeniche d'estate nella sua villa sulla strada per Marino. Come tutti gli uomini che hanno vissuto una vita piena di successi e di incontri importanti, giunto a una fase più riflessiva dell'esistenza, si annoiava e forse per questo amava qualche volta scambiare chiacchiere anche con me, che appartenendo ad un'altra generazione, ero in piena fase di crescita professionale e mi muovevo in un ambito dove i film si giravano non certo in 24 settimane. Mi chiedeva come avessi realizzato Milano trema - un film abbastanza complesso in fase realizzativa e con un buon successo di pubblico, soprattutto in rapporto al costo - e in sette settimane, usando solo qualche seconda unità. Mi ricevette a bordo della sua piscina, alle pendici di un prato bellissimo in cima al quale si scorgeva la villa. Durante la nostra conversazione, lassù, apparve Sophia Loren che controllava i fiori: ma era troppo lontana per salutarla. Poco dopo, infatti, rientrò nell'interno della villa. Ponti mi chiese se avessi qualche progetto da sottoporgli. Io ero sempre alla ricerca di nuove sfide e per questo gli parlai di un soggetto che avevo appena scritto, La cugina, storia di introversioni adolescenziali tipiche della mia generazione e impreziosite da riferimenti alla Puglia, che conoscevo sempre di più per le frequentazioni estive di Mariolina e le bambine, che soggiornavano dai nonni materni per le vacanze estive a Trani. Mio suocero era medico, perciò mi sentivo sicuro a lasciarle lì anche per lunghi periodi: il cinema si fa prevalentemente d'estate, e io solo per brevi periodi potevo essere con loro. Nel soggetto, ambientato a Lecce, parlavo del mare pulito, delle masserie, della gente operosa e ospitale, di feste padronali, pettegolezzi, 'controre' al riparo del 'favonio' - il vento caldo africano - il tutto mescolato con i ricordi della mia adolescenza, delle morbosità e del fascino del peccato che l'educazione cattolica, inesorabilmente, mi aveva procurato. Non appena finii di raccontargli la trama mi disse che voleva senz'altro realizzarla, divertito com'era dalle mie fonti d'ispirazione. Sono sicuro che parte del suo entusiasmo fosse legato al ridotto impegno economico che il mio film avrebbe comportato, lui che era abituato ai kolossal, e al fatto che con me era certo di non annoiarsi e non andare incontro a problemi produttivi. Scrissi allora la sceneggiatura, insieme a Sauro Scavolini e Fernando Popoli. Ponti partecipò attivamente alla scelta degli attori, soprattutto a quella della protagonista, fulcro della storia. Per la prima volta ebbi la collaborazione di una 'casting', Paola Rolli, tra le più brave del tempo. Con il suo aiuto trovai subito il protagonista giusto, Alfredo Pea - un bravo e giovanissimo attore alla sua prima esperienza nel cinema - e Riccardo Cucciolla, che nel ruolo del padre si avventurava per la prima volta sul territorio della commedia, dopo i successi in film drammatici come Sacco e Vanzetti (1971). La mia scelta fu inusuale, ma venne ricompensata: Riccardo risultò giusto ed efficace nella caratterizzazione del preside, padre del protagonista, per giunta pugliese, e ci regalò un'interpretazione molto misurata. Al cast si unì anche Renzo Marignano, che alternava la sua attività di attore a quella di sceneggiatore e aiuto-regista per autori come Germi. Abbiamo collaborato a lungo, scritto sceneggiature a mio giudizio molto valide - ovviamente mai realizzate - come Sotto un manto di stelle, che ironizzava sull'ambiente delle star cinematografiche. Il dogma di fede per cui «il cinema nel cinema non funziona» ci impedì di trarne un film. Anche le altre mie scelte di cast furono per nulla scontate: sfruttai per la prima volta in ruoli comici Rosalba Neri, Lia Tanzi, Raf Baldassarre (abituale bandito western) e tanti altri. Mi è sempre piaciuto utilizzare interpreti drammatici di cui conoscevo bene l'ironia in film comici, e viceversa. Per loro spesso era l'occasione di vivere nuove esperienze. E talvolta questa mia curiosità è diventata anche un elemento in più di attrazione per il pubblico, desideroso di ammirarli in panni diversi dal solito. A conforto di questa tesi, come piccolo inciso, ricordo in un ruolo non comico, Lino Banfi come straordinario direttore di carcere, nel film di Nanni Loy del 1971 Detenuto in attesa di giudizio, con protagonista Alberto Sordi. Grazie alle amicizie di Ponti, riuscii ad avere anche Hugh Griffith nel ruolo del vecchio barone pugliese. Una bella chicca, per un anglosassone. Molto più laborioso fu trovare la 'cugina'. Cercavo una ragazza molto giovane, bionda, in contrasto con la classica bellezza mediterranea, e come sempre mi confrontai con la diffidenza delle madri che accompagnavano le figlie ai provini: erano preoccupate dalle nudità previste dal copione, sebbene non fossero particolarmente volgari, né gratuite. Tra tante, si presentò una ragazza al contrario, totalmente disinibita, giovanissima, che sarebbe diventata una brava e nota attrice di teatro. Arrivò da sola, con un abito molto largo, e quando le feci presente con discrezione che il film prevedeva qualche scena di nudo, come risposta, si alzò in piedi, tirò su il vestito e si mostrò a me e alla direttrice del casting, senza neanche la foglia di fico. Il più imbarazzato, con evidenza, fui io: la cosa fece divertire molto Paola Poli. In seguito restammo anche tutti sorpresi dalla sicurezza della sedicenne Monica Guerritore, intelligente e acuta, che di fronte a Carlo Ponti, nel suo ufficio, ci raccontò con ironia e malizia, molte cose della sua vita. Sembrava giusta per il ruolo, ma era già impegnata in Peccato veniale (1974). Nonostante il mio pellegrinaggio a Viareggio - dove erano in corso le riprese del film di Salvatore Samperi - per incontrarmi con la produzione e valutare un possibile incastro, la cosa non andò a buon fine. La selezione dunque continuò, lunga e difficile, con casting anche a Parigi. La cercavo bionda, ma soprattutto doveva avere una sensibilità e una malizia italiane. La candidata italiana ideale la trovai troppo tardi: Gloria Guida, che però si era appena impegnata per girare il suo primo film, La minorenne (1974) di Silvio Amadio. Alla fine scegliemmo una ragazza-copertina di «Playboy», Susan Player, grazie ai contatti americani della casting director. Eravamo ormai a ridosso delle riprese, non procrastinabili, e la scelsi solo guardandone le fotografie. Di certo non era italiana, in quanto a gestualità e sensualità, le mancava la malizia delle ragazze italiane. La Player fece comunque del suo meglio nel castigare la sua solarità californiana nelle penombre della morbosità italiana. Girammo a partire dal settembre 1973 per otto settimane, una disponibilità di tempo che mi sembrò più che sufficiente, per curare la qualità del girato. Location: in parte la meravigliosa Lecce, dove fummo accolti con grande disponibilità, e poi qualche incursione a Trani, dove trovammo aperte le porte di case ricche di storie e antichità che aiutarono Giancarlo a realizzare una bellissima fotografia. Claudio Morabito, già operatore alla macchina in Milano trema, brillò per la ricerca di 'quinte' curiose. Claudio e mio cugino Massimo Tarantini, di nuovo al mio fianco come aiuto, si meritarono il soprannome di 'ragazzi di Nardò', vista la loro certosina ricerca di scorci della cittadina pugliese, vicino a Lecce nella realizzazione di immagini in seconda unità. Oltre agli scenari pugliesi, si realizzarono interni nei teatri della Vides a Roma, dove lo scenografo Franco Calabrese ricostruì un bellissimo interno-casa. Anche Gaia Romanini, con i suoi splendidi costumi, mi aiutò a realizzare uno dei film più curati della mia carriera, nel quale ancora oggi si coglie la ricchezza produttiva a mia disposizione. Le riprese, nonostante la disponibilità delle otto settimane di lavorazione, furono intense. Infatti alla fine il film montato era molto lungo e dovetti rinunciare a molte sequenze, tra cui una che ancora rimpiango: quella del Paradiso terrestre desertico e polveroso sognato dal giovane protagonista, in cui Eva era la madre grassa e Adamo il prete del paese, grotteschi nella loro nudità, rivestita solo da enormi 'foglie di fico'. Insieme a loro anche Riccardo Cucciolla, nel ruolo del serpente tentatore. La musica ironica e accattivante era di Claudio Mattone, futuro autore di Vengo dopo il tg. Non appena il film fu pronto per uscire scoppiò una controversia con Ettore Patti, autore del libro La cugina, da cui era appena stato tratto un film per la regia di Aldo Lado, interpretato da un giovane Christian De Sica e da una deliziosa fanciulla americana, Dayle Haddon. L'originalità del titolo era tutt'altro che inconfutabile, e così la sua esclusività - visto che la parola 'cugina' non era certo stata inventata da Patti - ma per evitare discussioni e possibili vertenze, d'accordo con Ponti venne cambiato in Cugini carnali. Tra l'altro, a livello distributivo e per il gusto del tempo era anche più appetibile."
Citazioni
- D'Altamura rivolto alla nipote: "Tu non li porti mai i reggiseni?"
- Sonia: "Chi ha le gambe sane non cammina con le grucce."
"Ma lo sai che, da queste parti, le donne se la fanno con i preti e gli uomini con le serve?"
(Sonia)
Berenice tenta di calmare l'irato marito, sconvolto dalla presenza in chiesa della nipote (con abito discinto e senza reggipetto):
"Ha fatto entrare in chiesa gente che non c'era mai stata!"
Critica
"Sergio Martino, attivo fino a quel momento soprattutto nel giallo thriller, si avvicina anche lui al genere 'Malizia' con il suo Cugini carnali (1974). Il film si incentra sulla continua opera di seduzione cui una bella adolescente sottopone il casto e timidissimo cuginetto. I suoi tentativi vanno a vuoto, data la resistenza del ragazzo, ma alla fine lei riuscirà violentarlo e a soddisfare così il suo desiderio. Il mestiere di Martino fa sì che il film, nonostante la sua non eccessiva originalità e i due protagonisti semisconosciuti, resti su dignitosi livelli."
(Antonio Bruschini e Antonio Tentori) [2]
"'Maliziesco' anche Cugini carnali di Sergio Martino (aiuto regista è il futuro 're' della sexy-commedia Michele Massimo Tarantini) con Susan Player, Riccardo Cucciolla e Alfredo Pea, che qui segna il suo esordio come ripetitivo adolescente timido e imbranato che sbava dietro alle gonnelle di più esperte cugine e professoresse private (da 'grande' diverrà attore impegnato). Da sottolineare la presenza della 'decamerotica' Rosalba Neri e di Lia Tanzi che ritroveremo spesso in questo genere di film."
(Michele Giordano) [3]
"Uno dei primi film messi in cantiere per sfruttare il successo di Malizia porta la firma di Sergio Martino: Cugini carnali (1974), protagonisti Alfredo Pea e Susan Player. È la storia dei tentativi compiuti da una ragazza (Player) per sedurre il timidissimo cugino (Pea). Per riuscire nel suo scopo, la giovane arriva addirittura a violentarlo... Il film cerca di mettere a fuoco le introversioni della generazione dei ragazzi di allora: il difficile rapporto con l'altro sesso, l'eccitazione per il mistero e per la scoperta del proprio - e altrui - corpo. Nelle parole del regista, il film è 'un'affermazione della morbosità (...) una cugina che tutti quanti abbiamo amato e guardato (...) almeno la mia generazione l'ha avuta, l'ha mitizzata. È una componente di morbosità che penso sia fondamentale (...) Nella mia generazione, in cui il rapporto con l'altro sesso non era mai esplicito come in quelle di oggi, c'era la suggestione degli sguardi, delle intenzioni, che poi era il profumo del sesso che nasceva nell'adolescenza'. Alfredo Pea è bravissimo, per adesione fisica ed emotiva, nell'incarnare timidezza e disagio, mentre Susan Player ha 'il difetto (...) di essere americana e di conseguenza di non portarsi addosso quella capacità di morbosità che invece una ragazza italiana avrebbe avuto'."
(Marco Bertolino e Ettore Ridola) [4]
"Cugini carnali (1974) è un film quasi introvabile che va reperito sul mercato dei collezionisti, ma ne vale la pena, non vi fidate dei giudizi sommari dei soliti critici paludati. La pellicola è scritta e sceneggiata dal regista con la collaborazione di Sauro Scavolini e Fernando Popoli. Le musiche intense e melodiche sono di Claudio Mattone, il montaggio di Eugenio Alabiso e le ottime scenografie di Franco Calabrese. La fotografia di Giancarlo Ferrando realizza uno spaccato di ambiente meridionale davvero eccellente. Aiuto regista è niente meno che Michele Massimo Tarantini, un autore che farà grandi cose nel campo della commedia sexy. Il film è prodotto da Carlo Ponti per Champion Cinematografica e distribuito da Interfilm. (...) La storia è ambientata in maniera egregia in un paesino della Puglia, durante una calda estate che Martino tratteggia con realismo e abbondanza di particolari. La pellicola mostra il sudore dei protagonisti, il vento caldo che muove le fronde degli olivi, le strade bianche e bruciate dal sole. La trama si snoda e sentiamo il rumore delle cicale, il canto dei grilli nei prati, il ronzare delle mosche. Tutto questo fa parte del mestiere di un ottimo regista, ma anche il direttore della fotografia Giancarlo Ferrando fornisce un'immagine vera del sud. Le scenografie di Franco Calabrese fanno il resto e non sono mai immagini da cartolina turistica, ma riprendono trulli, spiagge renose, scogliere a picco sul mare e distese di olivi. L'ambientazione è uno dei maggiori pregi di un film capace di creare un'atmosfera simile a Malizia di Samperi. Martino si sofferma anche sui volti dei personaggi in una ricerca quasi pasoliniana di tipologie meridionali. Sono i volti di un'Italia povera e rurale, le espressioni del sud, di gente impegnata nel lavoro dei campi, che passa il tempo libero al bar, in piazza, nelle feste di paese e la domenica si raduna in chiesa per la messa. La storia è molto semplice ed è quasi un classico della commedia sexy di ambientazione familiare. Hugh Griffith è un perfetto barone di Roccadura innamorato delle donne che sente vicina la morte e deve lasciare il titolo nobiliare a un nipote imbranato come Nico (Alfredo Pea). Il barone non sopporta il padre di Nico (un diligente Riccardo Cucciolla), preside di scuola che fa il moralista ma è un uomo molto vizioso. La madre del ragazzo è un'abbondante Edda Ferronao, perfetta donna del sud succube del marito e timorata di Dio. Alfredo Pea caratterizza bene il ragazzino imbranato che legge le poesie lussuriose di Catullo dedicate a Lesbia, guarda le puttane per strada e sogna di avere rapporti con le donne. La serva di casa è Rosalba Neri, poco utilizzata in un ruolo secondario, che si mostra subito al ragazzino in una posa maliziosa con calze nere e gambe scoperte, mentre passa lo straccio. L'ambiente familiare è ben costruito con una serie di flash sulla casa padronale per mostrare un perbenismo di facciata in contrasto con le situazioni che seguiranno. L'arrivo della cugina sconvolge le abitudini di Nico e mette a soqquadro la vita familiare. Vediamo la ragazzina scendere dall'auto e il regista è bravo a rubare un'inquadratura sensuale delle mutandine bianche mentre la gonna si apre. Sono i trucchi della commedia sexy che vive di questo continuo vedere non vedere e di immagini carpite nello spazio di un attimo. Nico ammira estasiato le lunghe gambe di Sonia (Susan Player), che ha diciotto anni contro i suoi sedici e molta esperienza in più, anche perché viene da Roma e non vive in un paese del sud. Nico guarda le gambe alla cugina e lei le accavalla sapientemente mentre i genitori parlano di politica e di scuola. Vediamo anche qui un bel contrasto tra un'inutile discussione borghese e una serie di immagini sensuali mostrate dal regista. Sonia deve studiare latino e greco dal padre di Nico per affrontare gli esami di riparazione. Il cugino l'aiuta nelle traduzioni, ma soffre l'autorità di un padre che esige pantaloni corti e abbigliamento da ragazzino. Sono molto ben fatte le scene in cui Nico spia con il binocolo la cugina mentre il padre fa lezione e vediamo la macchina da presa incunearsi tra le pieghe della gonna fino a mettere in primo piano gli slip. Scopriamo anche le perversioni del padre, tentato dalle lunghe gambe della nipotina addormentata, mentre le sue mani si fermano solo davanti alla cameriera che porta il caffè. Le pubbliche virtù diventano vizi privati perché l'integerrimo preside se la fa con la cameriera di nascosto dalla moglie. La malizia della situazione è resa evidente quando ci accorgiamo che la ragazzina sta fingendo di dormire per provocare la reazione dello zio. Il film regala pure citazioni colte con poesie di Catullo dedicate a Lesbia mentre Nico spia Sonia con il binocolo: 'Senza mai fermarmi, nove volte voglio infilarti...'. Vediamo anche il tema della ribellione adolescenziale verso il padre che opprime il ragazzino con la madre comprensiva che intercede per lui ed è divertente la conversazione tra genitori sui problemi del figlio mentre fanno l'amore. Il caldo della Puglia è una costante del film, tra sudore, ventagli che si muovono e mosche che ronzano. Il regista mette in evidenza anche le convenzioni della vita meridionale, prima tra tutte la messa domenicale che riunisce il paese. Sonia sconvolge la tranquillità della provincia e va a messa in bicicletta mettendo in mostra tutte le sue bellezze giovanili. Lo zio è infuriato per il pubblico scandalo, ma in privato cerca di concupire la giovanissima Minuccia (Fiorella Maselli) che assume a servizio solo per portarsela a letto. La pellicola vive di scene maliziose con Sonia che si veste dietro un armadio, va in città con Nico, telefona alle amiche, parla di uomini e si comporta in modo provocante. Nico inventa di avere una ragazza svedese di nome Ingrid per sembrare un uomo vissuto, ma in realtà è un amico più grande che ha avuto quella storia. Una suggestiva colonna sonora ci porta sulle spiagge di una Puglia deserta e bianchissima, sconvolta dal vento, vediamo i due amici che fanno il bagno insieme e parlano. Nico inventa avventure, dice di essere stato a letto con Sonia, ma raccontare storie è tipico dei ragazzini, soprattutto in un periodo in cui è più facile fantasticare che realizzare. Nico spia la madre mentre si spoglia perché non ha mai visto come è fatta una donna, si misura la lunghezza del pene, usa il binocolo per vedere la cugina e si comporta come un ragazzino innamorato ma incapace di confessarlo. Sonia cerca di svegliarlo e lo provoca con discorsi trasgressivi, gli dice che nella sua provincia così per bene le donne vanno a letto con i preti e i mariti con le serve. In una frase viene descritta una situazione storica ben precisa e Nico ne ha la conferma quando vede il padre che fa indossare le mutandine di Sonia alla ragazzina appena assunta a servizio. Il regista fornisce un bello spaccato di un sud d'altri tempi con la visita alla povera casa di una prostituta, dove un bambino ripete all'infinito che vuole il gelato e la donna mostra tutta la sua opulenza da matrona. Nico impaurito in mezzo al vento che muove le fronde degli ulivi e l'amico gli grida che sa fottere solo con la sua mano destra. Ottima è anche la ricostruzione di una cerimonia religiosa come la cresima che al sud si trasforma in una grande riunione conviviale della famiglia. Nico si ubriaca e assiste ai primi approcci tra l'amico e la cugina che proseguono anche al mare sopra una scogliera frastagliata dalle onde. Nico è il ragazzino tipico con cui lo spettatore diciassettenne si immedesima, lo sfigato un po' imbranato succube dell'amico che ci sa fare con le donne. Nico è geloso della cugina, ma finge indifferenza e aiuta i due ragazzi ad appartarsi di nascosto dagli adulti. Favorisce l'incontro nella stalla ma sul più bello, quando si accorge che la cugina non vuole far l'amore, libera i cani e fa scappare l'amico. Segnalo una grande colonna sonora, molto suadente e d'atmosfera, ma anche la malizia di certe scene erotiche con le mani che esplorano sotto gli slip e fanno vedere le grazie della bella Player. Nico litiga con la cugina, che adesso conosce le bugie raccontate, e rimedia pure un occhio nero dall'amico infuriato per il brutto scherzo. Il barone assume una cameriera procace e provocante come Lia Tanzi che ascolta Paese di Nicola Di Bari e mostra le lunghe gambe. La Tanzi, purtroppo, ha un ruolo molto marginale nella pellicola. Il barone vuol conoscere Sonia, la prende in simpatia e le raccomanda di svegliare il nipote che deve diventare un vero barone di Roccadura. In questa parte del film segnalo un nuovo eccellente spaccato di vita italiana di provincia degli anni Settanta. Martino mostra una sorta di Cantagiro con una serie di cantanti dilettanti alle prese con grandi successi come Che sarà di Feliciano. Davvero bella è anche la scena di una burrasca improvvisa che sconvolge la scogliera, la scazzottata tra Nico e l'amico e l'intervento della cugina che lo difende. La pellicola si trasforma quasi in un film romantico e la scena del primo bacio tra cugini è sottolineata da una colonna sonora intensa e suadente. A questo punto si scatena tutta la malizia di Sonia che tenta di svegliare il cugino. Ricordo la sequenza del ghiaccio prelevato da un bicchiere di aranciata e strusciato sul seno in modo provocante. Nico è sconvolto anche da una rapida apparizione della ragazza nuda nel bagno che lo invita a insaponarla. Su un tetto di un trullo gli mostra le lunghe gambe e le mutandine mentre si fa aiutare a scendere. A tavola mangia una banana, gli tocca le gambe e si fa accarezzare le cosce, mentre intorno a loro gli adulti fanno discorsi sulla morale che non esiste più. Nico ha paura. Scappa via e poi si dà dello stronzo davanti allo specchio. Sonia gli dice: 'So che vorresti fare l'amore con me, ma non puoi esprimere i tuoi sentimenti. Sarai bravo in latino, ma la tua timidezza ti blocca. Io parto tra tre giorni...'. La frase della ragazza suona come monito per tutti i diciassettenni spettatori della pellicola e serve come scuola di vita. Sonia spedisce un falso telegramma dove il barone chiama al suo capezzale i parenti perché è ammalato, così può avere la casa libera e portarsi a letto il cugino. La parte finale della pellicola è da manuale di cinema erotico e segue i migliori canoni della commedia sexy. Susan Player è vestita con reggicalze, calze a rete, cappello e biancheria di pizzo. Un bacio profondo dà il via alle sequenze più calde del film e subito dopo il ragazzo slaccia lentamente i reggicalze e sfila le calze alla cugina. I tempi tecnici sono giusti e la tensione erotica è notevole. Quando tornano i genitori i ragazzi sono ancora a letto, ma a un certo punto Sonia si alza e va via senza salutare Nico. Torna a Roma e lascia in consegna il cugino alla giovane cameriera, tanto lo sa che come tradizione di famiglia sarà lei la prossima conquista. 'Dorme, salutalo tu per me', dice. (...) Riporto l'interpretazione autentica di Sergio Martino estrapolata da un'intervista rilasciata al mensile Nocturno: 'Alfredo Pea era straordinario, era bravissimo e lo è ancora... L'altra ragazza, sinceramente, aveva il difetto di essere americana e di non portarsi addosso quella capacità di morbosità che invece una ragazza italiana avrebbe avuto. Fu un'attrice scelta perché non riuscivo a trovare un'italiana che potesse interpretare quel ruolo. Contattammo la Player dopo aver visto delle fotografie: quando arrivò mi deluse; pareva, come molte americane, lavata in lavatrice'. Pare che il regista avesse richiesto per il ruolo di protagonista Monica Guerritore o Gloria Guida, ma nessuna delle due attrici era libera. È evidente che il film ne avrebbe guadagnato parecchio, soprattutto con la Guida nei panni di un'intrigante e maliziosa cuginetta sexy. La pellicola è un bel documento di un'epoca storica oltre che un film che si può guardare con piacere dopo molti anni. Si tratta di una commedia erotica di ambientazione familiare che possiamo inserire nel minifilone dei peccati in famiglia. Cugini carnali fa parte di quel gruppo di pellicole girate nei primi anni Settanta nei quali prende corpo una delle fantasie erotiche più comuni: l'iniziazione sessuale. In questo film non troviamo una zia quarantenne che insegna il sesso a un ragazzino, ma assistiamo a un rapporto tra coetanei nel quale la ragazza è molto più sveglia del ragazzo. La pellicola mescola sapientemente complesso di Edipo, feticismo, psicologia spicciola e sociologia da salotto, ma la diversità con Malizia sta soprattutto nel rapporto paritario tra i due protagonisti. Laura Antonelli era la serva maliziosa e adulta che concupiva un giovane Alessandro Momo, ma lui non era per niente addormentato e non serviva violentarlo per risvegliare gli appetiti sessuali. Nel film di Martino vediamo che Pea e la Player hanno quasi la stessa età e la ragazza si dà da fare per far capire al cugino imbranato che le donne non mangiano. Se vogliamo il film mette in evidenza anche i problemi di una certa generazione di ragazzi (della quale faccio parte) che aveva un difficile rapporto con l'altro sesso. I sedicenni degli anni Settanta erano introversi e vivevano la scoperta del sesso come una forma di mistero che poteva essere anche sconvolgente. (...) Cugini carnali anticipa i drammi erotici, perché si incentra sui rapporti familiari e mette in evidenza rapporti morbosi e segreti all'interno delle mura domestiche."
(Gordiano Lupi) [5]
"Pre-commediaccia girata da Sergio Martino per Carlo Ponti sulla falsariga di Malizia, con tanto di ambientazione siciliana. (...) Pea ricorda che il giorno dei provini venne scelto tra 300-400 ragazzi romani, tra le ragazze c'erano tutte, da Monica Guerritore a Ornella Muti, ma venne presa la bionda americana Susan Player, già starlette di Playboy e attrice in La vendetta delle api regine, che si rivela un pò una frana. (...) Martino dice anche che avrebbe voluto Monica Guerritore, che iniziava proprio allora Peccato veniale o Gloria Guida, «che allora non aveva fatto ancora nulla, ma nello stesso tempo in cui la vidi si impegnò in un film. Mi sembra, con Amadio» (Nocturno). Non male le critiche del tempo. «Costruito con una certa cura per quanto riguarda il disegno psicologico dei due protagonisti, il film fa anche leva su una satira di costume espressa tuttavia con una accentuazione troppo marcata, sicchè, sovente risulta involuta. [...] Susan Player, splendida nella sua nudità, sostiene con capacità il ruolo della tentarice (Vice, Il Messaggero). Per Piero Virgintino, La Gazzetta del mezzoggiorno: «Continua il filone erotico-adolescenziale sul quale famelicamente si sono gettati certi nostri cinematografari. Il risultato è «un'incredibile baggianata». E conclude con un geniale «Peccato che il bravo Riccardo Cucciolla, tradito dal copione, sia finito nel... cesso. C'è un limite a tutto». Per R.B., sul Corriere della Sera: «Susan Player insinuante e graziosa sarebbe l'asso nella manica del film, ma purtroppo non totalizza più di un paio di espressioni e l'avvenenza da sola non può bastare, anche se va detto che molte occasioni non le sono state offerte». Vietato ai minori di 18 anni. Incasso (buono, ma non ottimo) di L. 882.969.000. Girato a Lecce, Nardò, Porto Cesareo, Monopoli, Conversano, a Torre Lapillo. Primo titolo La cugina. Grandiosa la frase di lancio su La Gazzetta del Mezzogiorno: «Finalmente dopo tante traversie possiamo presentare al pubblico il film che è stato oggetto di polemiche e contropolemiche alla commissione di censura. Perché tanto scalpore? Perché non volevano che uscisse? Carlo Ponti ha inviato la sua troupe nella nostra zona per girare questo attesissimo film. La nuova grande scoperta di una grande artista americana, Susan Player. Il nostro concittadino Riccardo Cucciolla in una nuova, superba e grande interpretazione in cui stenterete a riconoscerlo.» Uscito in Inghilterra come The Visitor, in Francia come L'initiatrice, in Spagna come Mi prima carnal, in Portogallo come Primos carnais, in Svezia come Sommaren med Sonja, in Danimarca come Sonia, den pige man elsker, in Usa come High School Girl-Hot and Bothered - Loving Cousins. Frase di lancio: «Iniziava per me un'estate bruciante. L'estate in cui per la prima volta avrei fiutato l'odore del fieno, delle zagare, dei frutti maturi, il sottile e penetrante odore della donna...». Prima: 4 marzo 1974."
(Marco Giusti) [6]
Visto censura [7]
Cugini carnali ottiene il nulla osta (n. 64105) in data 6 marzo 1974, potendo circolare nelle sale cinematografiche con divieto di visione ai minori di anni 18, "per le numerose scene di marcato contenuto erotico ed in particolare per quella finale che descrive l'amore tra i due cugini, preceduta dalla insistita rappresentazione della svestizione della ragazza da parte del giovane, nonchè per le ripetute battute volgari e per le molteplici sequenze di nudi femminili".
Metri di pellicola accertati: 2674 (98' ca a 24 fps).
Il film ottiene derubricazione con abbassamento del divieto ai minori di 14 anni durante una successiva revisione (v.c. n. 86305) datata 30 maggio 1991, a seguito di non meglio specificati tagli. In questo caso i metri di pellicola si riducono a 2251 (82' ca a 24 fps).
NOTE
[1] "Sergio Martino - Mille peccati... nessuna virtù?" (Bloodbuster), pag. 134 - 135 - 136 - 137 - 138.
[2] "Malizie perverse - Il cinema erotico italiano" (Granata), pag. 24.
[3] "La commedia erotica all'italiana - Vent'anni di cinema sexy made in Italy" (Gremese editore), pag. 61.
[4] "Vizietti all'italiana - L'epoca d'oro della commedia sexy" (Igor Molino Padovan), pag. 69 - 70.
[5] "Nude... si ride - Le attrici e i registi della commedia sexy italiana", vol. 8 (Profondo rosso edizioni), pag. 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37.
[6] "Dizionario Stracult della commedia sexy" (Bloodbuster), pag. 184 - 185.
[7] Dal sito "Italia Taglia".
"Sai come si dice? Tre C sono pericolose: cugini, cognati e compari. Le tresche più gravi si verificano quasi sempre nella parentela e nel comparatico".
(Leonardo Sciascia)
F.P. 29/08/2023 - Versione visionata, integrale, in lingua italiana (durata: 94'24")
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