Regia di Ricky Tognazzi vedi scheda film
Il primogenito di Ugo Tognazzi esordisce come regista (peraltro fortemente sponsorizzato dal padre); la prima, spontanea domanda che può sorgere è: "Ma ce n'era bisogno?". Tutte le domande seguenti perdono di significato alla luce dell'ovvia risposta a questa prima. Andiamo prima con le cose buone, però: innanzitutto il cast, composto di volti di buon impatto come Sergio Castellitto, Lina Sastri, Roberto Citran, Nancy Brilli, Pino Quartullo; e da salvare è anche il sesto elemento, Nicola Pistoia, il meno celebre fra tutti. Apprezzabile il lavoro di Maurizio Calvesi, operatore di macchina. Modesta - nell'accezione di dotata di modestia - la scelta del regista di non comparire anche davanti alla macchina da presa, così come avviene per l'autore dell'opera teatrale da cui il film è tratto, Claudio Bigagli; già meno comprensibile il motivo per cui, a riscrivere il testo in forma di sceneggiatura, venga chiamata una doppiatrice, cioè la moglie del regista Simona Izzo, a fianco di Tognazzi e Bigagli stessi. Ulteriore tocco nepotista: le musiche del film sono firmate da Paolo Jannacci, figlio di Enzo, che presta un suo brano per i titoli di testa. Il quadretto d'insieme che vorrebbe rappresentare la crisi generazionale dei 'quasi quarantenni' odierni è in definitiva scialbo e, cinematograficamente parlando, privo di appeal: azione a ridosso dello zero, ambientazione limitata e non particolarmente originale, dialoghi spesso prevedibilmente intrisi di banalità pseudo-esistenziali; dov'è la ragione di esistere di questo film, pure non bruttissimo, ma in sostanza tendente all'inutile? Presto detto: nel cognome del regista. 4,5/10.
Gelosie, ripicche, amicizia, affetti, incomprensioni, tutto in un appartamento: protagonisti, sei amici attori.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta