Regia di Giuseppe Marco Albano vedi scheda film
Dopo aver vinto nel 2012 il Nastro d’argento per il sorprendente cortometraggio Stand by Me, il 28enne Giuseppe Marco Al- bano salta in lungo. Segnatevi il nome, perché la sua opera prima è un felice pastiche grottesco come nel Belpaese se ne provano tanti, ma ne riescono pochi. Nella storia del regista lucano Antonio Colucci, annaspante alla ricerca di un budget per girare l’opera seconda, confluiscono e si intrecciano i temi dominanti della macchina cinema e della realtà regionale di una Basilicata immobile. Sindaci, avvocatucci, insegnanti, politicanti maneggioni e mezze tacche: la corte dei miracoli dei personaggi di contorno riempie ogni vuoto ritmico e rinnova felicemente una tradizione lunga quanto il nostro cinema. Albano studia sempre l’inquadratura giusta, necessaria alla costruzione di un mondo troppo reale per poterlo essere, e allora trasceso in circonvoluzioni oniriche attorno al trasognato personaggio ben interpretato dal debuttante Andrisani (altro nome da segnarvi). Mentre le musiche elettroniche dei Populous staccano le figure dal contorno realista e provini in bianco/nero di comparse lucane a quel contorno si (ci) riagganciano, tra gli stranianti carrelli sorrentiniani sul (ma so-prattutto dal) volto di Colucci si inseriscono scorci di vita quotidiana in concertini di paese debitori a Ecce bombo, ma anche zombie e cimiteri molto vicini ai nostri Eighties di genere. L’ori- ginalità di Una domenica notte è nell’insieme delle sue parti, felice compenetrazione di alto e basso. Ora non ci resta che seguire Albano e vedere dove ci porterà.
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