Regia di Rossella De Venuto vedi scheda film
Quando le cose e le persone smettono di proiettare la propria ombra, i morti cercano i vivi e li assediano negli anfratti della città deserta. Nella Puglia assolata allo zenith, la straniera Megan irride la tradizione popolare come superstizione. Non cerca riparo dalla calura che fiacca la mente, piuttosto si lascia sedurre dalla grande casa patronale affogata nella luce piena del mezzogiorno. In viaggio col marito, originario del luogo, per sistemare alcune questioni legali, scende in sotterranei proibiti, vede fantasmi putridi agli angoli delle stanze e siede a tavola con visioni in carne e ossa di un passato recente e terribile. Nessuno le crede, perché il paese è arroccato su quegli stessi torbidi misteri che lei vorrebbe svelare, e l’annoiata solitudine sfocia in lucida follia, resa credibile e contagiosa, claustrofobica en plein air senza molto mostrare: in un sincero omaggio al paranormal thriller che ha fatto scuola. Il volto diafano di Fiona Glascott, arrossato dall’ansia e deformato dalla disperazione, è un audace campo di battaglia che l’autrice affronta a distanza ravvicinata; il terrore nei suoi occhi è lo specchio paralizzante di ciò che intravediamo ai margini dell’inquadratura. Dove la forza maestosa e stordente del folklore legittima una scrittura ingenua, l’omertà spaventa più degli spiriti e l’ovvietà dell’intreccio - appesantito da cliché sfibrati e ombre ritornanti fino alla didascalia - si riscatta nella rappresentazione di un orrore acuto, come solo negli incubi infantili.
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