Regia di Maria Sole Tognazzi vedi scheda film
Al contrario di chi in vacanza si abbandona all’idromassaggio, Irene si appunta la temperatura dell’acqua. E del vino, e della zuppa. Per lavoro va in villeggiatura: bagaglio agile tipo George Clooney tra le nuvole, il suo compito inizia quando mette i piedi a terra, sul pavimento (si spera) tirato a lucido dei migliori hotel del mondo. È “l’ospite a sorpresa”, temutissimo, degli alberghi extralusso, dove la cortesia è requisito essenziale per preservare le 5 stelle. È l’ospite attesa, spesso invano, a casa della sorella Silvia, che ha un marito, due bimbe e il pensiero costante (assillante) di vederla sistemata: non più “sola”. Ma la solitudine che interessa alla Tognazzi non è una minaccia alla completezza dell’individuo. Margherita Buy, acuta osservatrice di lenzuola pregiate e colazioni continentali, posa lo stesso occhio lucido sui rapporti umani. Mette a fuoco la verità sull’amore (per se stessa, per gli altri), finché l’intorno la mette in dubbio: gli affetti prendono le distanze, cercando la quadra delle proprie esistenze; la sua sicurezza viene chiamata egoismo, egocentrismo, lontananza. Disegna nuove forme di prossimità, Viaggio sola: un’opera pregna di vissuto, lieve come il passo di chi lo ha compreso. Definisce il confine della solitudine senza costeggiare la pigrizia esistenziale né il languore depressivo, inciampa in qualche ridondanza - alcuni incontri inessenziali, artificiose frasi sparse che cercano l’immedesimazione e disperdono il senso - ma raramente dimentica la giusta temperatura: un calore mai invadente.
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