Regia di Maria Sole Tognazzi vedi scheda film
Non sentivo la necessità di un film come questo, e non riesco nemmeno a comprendere quale sia potuta essere la necessità per un autore, per un regista, per uno sceneggiatore, per una intera produzione di fare un film come questo, anzi di fare questo film.
Solitamente apprezzo molto i film minori, le piccole storie, ma «Viaggio sola» ha la pretesa di essere una storia importante, innesca facili ammiccamenti narrativi che davvero mi hanno mal disposta da subito.
Irene (Margehrita Buy) è una giovane e sempre bella donna single di quarant'anni , che scrive recensioni su hotel 5 stelle super lusso, quindi è sempre in viaggio come «ospite a sorpresa», e attraverso moduli precompilati esprime i propri giudizi (solitamente severi) per queste strutture lussuose.
Sempre in viaggio da sola, anche a casa è sempre sola, gli unici rapporti che mantiene sono con la sorella (Fabrizia sacchi) e la sua famiglia e con un ex fidanzato (Stefano Accorsi) con il quale ha un legame di forte amicizia.
Irene è sola, scandisce il proprio tempo e le proprie sensazioni tramite le frasi da compilare per il suo lavoro: «come si comporta l'addetto alla reception? Vi ha guardato negli occhi quando vi ha ricevuto all'entrata?», «Le lenzuola hanno un buon profumo?», «Avete trovato corpi estranei in luoghi nascosti alla vista?», ma si sente comunque soddisfatta della vita che conduce e anche fortunata di poter viaggiare per il mondo e alloggiare in luoghi per la maggior parte delle persone impraticabili. In effetti anche la vita dei «più comuni mortali» come sua sorella e l'ex fidanzato non pare molto migliore della sua, la prima in perenne crisi matrimoniale con un marito assente, e l'ex fidanzato impelagato con una nuova ragazza che è rimasta incinta inaspettatamente solo dopo tre incontri.
A questo punto (dopo circa 25 minuti?) il film necessiterebbe di una svolta, di qualcosa che inneschi una empatia con il personaggio principale, o una semplice curiosità... niente. Tutto quello che ci si aspetta che debba accadere (per fortuna) non accade, ma non accade nulla.
La storia si vuole concentrare sui rapporti, quindi si creano appositamente delle scene che dovrebbero giustificare dei dialoghi che risultano imbarazzanti (soprattutto, credo e mi auguro, per chi li ha scritti e se li è riascoltati alla fine): una litigata tra sorelle per la scelta di un vestito che rappresenta la loro rispettiva chiusura mentale nel conoscersi; la presenza di un personaggio ospite di un albergo che nello spazio di una chiacchierata (banalissima sulla repressione sessuale e su quanto siano distanti dalla realtà posti tanto lussuosi come la hall dell'hotel in cui stanno prendendo amabilmente il loro drink ) apre gli occhi a Irene sulla sua condizione di solitudine profonda, facendola precipitare a casa tra le braccia del suo ex.
Ovviamente film come questo hanno il privilegio di finire sempre bene, quindi tutto si sistema per il meglio: con la sorella, con l'ex... ma anche l'ex con la nuova fidanzata, e la sorella con il marito (ma sì... voglio pensarla così), e tutti stanno bene... ma stavano davvero male? E' questo quello che mi sono chiesta durante il film: cosa mi sta raccontando? C'è oggi la necessità di raccontare un malessere tanto borghese? davvero bisogna frequentare alberghi 5 stelle e tornare a casa a scongelare spinaci in padella per rendersi conto che si è soli? E' questa la crisi di una donna di mezza età di oggi?
Credo che il film, almeno mi auguro, avesse intenti più intimi e profondi, ma ha utilizzato termini e paragoni lontanissimi da me, che mi hanno suscitato nessun tipo di sensazione, se non noia e anche nervosismo.
Ovviamente molto banale la soluzione finale di utilizzare le frasi dei moduli per la compilazione dei giudizi sugli alberghi, per la propria condizione personale, questo doveva essere una nota originale? diciamo che ci ha provato senza riuscirci.
Margherita Buy è brava, ma ormai utilizzata sempre per certi tipi di ruoli: donna in perenne crisi, sempre concentrata su sé stessa, incompresa, sola... simpatica ma un po' stralunata.
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