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Viaggio sola

Regia di Maria Sole Tognazzi vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Viaggio sola

di alan smithee
6 stelle

A volte capita che nella vita certe situazioni che apparentemente ti fanno pensare di godere di una posizione di privilegio rispetto agli altri "comuni mortali", in realtà nascondano disagi o malesseri come la solitudine e l'incapacità di relazionarsi col mondo circostante.
Si tratta di una presa di coscienza che magari maturi di colpo, dopo un episodio della tua vita che ti spinge a riflettere più accuratamente su aspetti che fino a quel momento erano il caposaldo del tuo vivere quotodiano.
E' in sostanza quello che succede ad Irene, quarantacinquenne che viaggia di hotel in hotel saggiando professionalmente e con meticolosa attenzione la più o meno valida capacità ricettiva delle migliori strutture alberghiere del mondo intero, e dettagliando tutto quanto è stato oggetto di matematici controlli o test in valutazioni, per poi venire tradotti senza mezzi termini o senza il bisogno di scendere a facili compromessi, nel rispetto di un servizio incorruttibile ed appropriato per una rivista specializzata ad uso e consumo di una certa categoria di viaggiatori attenti ed incontentabili.
Una consapevolezza che traghetta la donna in una mare agitato di insicurezze che le sgretolano via ogni certezza ed abbattono quei moli rassicuranti che la donna si era costruita attorno a sé rifuggendo le responsabilità di una famiglia, con i suoi sacrifici, i suoi ritmi snervanti che lei rivive ed esorcizza osservando con terrore la placida inaccettabile banale ripetitività della vita familiare della sorella (Fabrizia Sacchi) e del suo tradizionale e un po' triste nucleo di congiunti (tra cui spicca l'infantile distratto marito musicista Gian Marco Tognazzi).
Quando poi l'ulteriore sicurezza di una salda amicizia con il suo ex convivente rischia di franare a causa di una inaspettata e non voluta paternità di quest'ultimo con una giovane donna incontrata superficialmente in un paio di occasioni, ecco che Irene si ritrova senza difese, nuda ed esposta alle insidie dei pericoli dai quali essa ha sempre voluto tenersi a distanza.
Maria Sole Tognazzi affronta con pertinente saggia ed accurata leggerezza tematiche adulte e tutt'altro che lievi e confeziona un film schietto ed acuto in cui ognuno di noi riesce comunque in qualche modo a rispecchiarsi. Per questo il film riesce ad essere apprezzato e a riscontrare un (inaspettato) successo: perché ci parla con franchezza dei timori più impalpabili ma anche più veri che si annidano dentro le nostre controverse personalità e i nostri volubili caratteri di persone spesso confuse e condizionabili.
Margherita Buy si appropria di un personaggio che non potremmo immaginare delineato meglio se non riflesso nelle insicurezze che abitano nel corpo e nella mente della migliore delle nostre attrici; per l'occasione essa si ritrova nuovamente a far coppia (nuovamente scoppiata dopo quella aperta di Saturno contro e quella unita dalle bizzarre tragicomiche circostanze del destino ne Le fate ignoranti) con uno Stefano Accorsi che in fondo è l'ultima àncora che la tiene appigliata all'approdo della ragionevolezza e fuori dalle tempeste di una crisi di coscienza ed identità altrimenti mortificanti.
Insieme i due danno vita ad una coppia scoppiata irresistibile che amiamo dall'inizio alla fine e che dimostra per una volta come il volersi bene possa andare al di là dei soliti schemi preconfezionati e prevedibili, al di là dei tradizionali e poco radicati progetti familiari oggetto di mille scontate banalizzazioni, e che sempre più facilmente naufragano senza una vera ragione anche quando poggiano su basi che appaiono verosimilmente solide ed inaffondabili, come tanti rassicuranti Titanic adagiati su mari apparentemente calmi, ma solcati da pericolosi iceberg appena affioranti che nascondono al di sotto i veri problemi senza soluzione.

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