Regia di Maria Sole Tognazzi vedi scheda film
Sarà che non nutrivo nessuna particolare aspettativa e che da tempo ho abbassato l'asticella di riferimento nella valutazione delle commedie italiane o sarà invece che un film realizzato senza presunzione si valuta con maggiore benevolenza ma Viaggio sola mi ha positivamente sorpreso.
"Il concetto di benessere e felicità è del tutto soggettivo" e ogni modello di vita nasconde le sue gioie e le sue insoddisfazioni. La single Irene, ispettrice in incognito negli hotel di lusso, è libera o è sola? E' entrambe le cose e così anche gli altri personaggi, che pur ritratti in modo leggero rimangono sostanzialmente verosimili, hanno un loro equilibrio imperfetto ma molto umano. Così, in questo scenario incerto e contemporaneo, trovano una dimensione sia la coppia sposata con prole forse non più appassionata ma sempre sinceramente legata, sia l’antropologa inglese anticonformista, sia chi decide di diventare genitore al di fuori della coppia. E' un film lineare ma non banale, girato con giudizio e senso della misura, con diverse buone idee come quella del questionario di valutazione della qualità degli hotel che si tramuta nella serie di domande esistenziali che tutti noi ci poniamo quotidianamente. Piuttosto caustica anche la stoccata bifronte nell’episodio della coppia in luna di miele trattata con sufficienza nel resort a 5 stelle: da un lato è stigmatizzato l’odioso atteggiamento classista dell’hotel ma dall’altro risultano anche oggettivamente straniti e spaesati i classici sposini in viaggio di nozze miracolosamente extralusso pagato dai parenti che probabilmente non si ripeterà mai più. Su questo stesso registro anche la battuta di Irene in crisi che annuncia di voler raggiungere una missione in Tanzania: mi stavo già preparando a parare il concetto iperinflazionato di maternità alternativa e invece per fortuna si è non soltanto evitata una soluzione retorica e semplicistica, ma addirittura azzardata una battuta disinvolta ai limiti del cinismo "Ma figurati, scherzavo, vado a Shanghai con le miglia-premio", insomma un'imprevista mossa di scrittura.
E se gli innegabili limiti di questo lavoro in fondo non disturbano più di tanto forse è proprio perchè non si tenta di dissimularli: l’ispirazione ad altri film è apertamente evidente come il recente “Fra le nuvole” ma anche “Turista per caso”, mentre nella seconda parte si avverte chiaramente che la pellicola sta per entrare in riserva di carburante (infatti dura coscienziosamente solo 85 minuti) e Margherita Buy recita sempre – bene – la stessa parte di donna intelligente ma irrisolta. Se rapportato però allo stato medio di salute della commedia nazionale – anche se la definizione di commedia non esaurisce del tutto la natura dolceamara del film - Viaggio sola merita secondo me più della sufficienza, avendo raggiunto un risultato sincero, piacevole e per nulla scontato.
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