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Flight

Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Flight

di Enrique
6 stelle

https://www.youtube.com/watch?v=DU_M4S_bHoc&list=PLeNCRyoxRPrUqV-Rd_FTW7VgQQX2qNajV&index=1

 

La scena madre non tarda ad arrivare.

Fra un drink, una sniffata ed uno sguardo languido la cloche è lì, a portata di mano; pronta a “testimoniare” (senza remora di peccare di spergiuro) capacità mirabolanti (bello a vedersi più che a credersi) in quanto idonee a sventare una sicura sciagura. Ma le ferite dell’irriconoscenza tardano a rimarginarsi. Soprattutto per via degli strascichi di vizi inveterati, che (ci) ossessionano fino alla fine, nel bene e nel male…

http://themovieblog.com/wp-content/uploads/2012/11/flight-2.jpg

 

Flight, è un “volo” (nel cielo) dinamico, adrenalinico, vorticoso…

Ma Flight è anche una “fuga” (dalle responsabilità) che è sinonimo di stasi; di una navigazione a vista. Le pastoie delle paturnie e dei patemi d’animo soffocati nei fumi dell’alcol. Il contorno sentimentale, dal canto suo, non impantana la discesa del circolo vizioso (del protagonista)... ma poco ci manca.

Denzel Washington, Kelly Reilly

Flight (2012): Denzel Washington, Kelly Reilly

 

Film tecnicamente ineccepibile, Washington in parte, ma la dimensione da dramma intimista ed esistenziale non trova adeguata accoglienza negli angusti spazi che cinismo, apatia, scappatoie legali e dipendenze varie del protagonista si contendono dalla seconda metà del film in poi.

Denzel Washington, Don Cheadle, Bruce Greenwood

Flight (2012): Denzel Washington, Don Cheadle, Bruce Greenwood

 

L’incontro fra gli eccessi (del protagonista), i rammendi (altrui) - entrambi odiosi - e la causa di forza maggiore (di natura ignota fino all’ultimo, ma mai porre limiti alla trascendenza) moltiplica gli spunti (che, però, tali rimangono) di riflessione, ma nulla più. Invano, infatti, fa breccia qualche punta di misticismo, a giustificazione dei tracciati insondabili che seguono le rotte frammentate di talune vite in bilico. Ma sono spie che si accendono ad intermittenza, sintomo dell’incertezza e della precarietà narrativa; come a segnalare un guasto occasionale cui non è dato porre rimedio se non per il tramite di un ravvedimento (finanche) sincero, ma poco persuasivo (alla luce di tutto ciò che lo precede). Un finale incongruente che non aiuta ad accettare la retorica della redenzione (barabbovich), da ultimo, propinata.

Piacevole (e azzeccatissima), comunque, la colonna sonora (del fido Silvestri).

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