Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film
Dopo il disastro in cui è riuscito miracolosamente a salvare 96 delle 102 persone a bordo del Boing dal lui pilotato, il comandante Whip Whitaker (Denzel Washington) deve allontanare da sè i sospetti che l'incidente sia dovuto ai suoi vizi etilici piuttosto che alla carente manutenzione dell'aereomobile. Tallonato dall'agenzia nazionale per la sicurezza del volo e dai sensi di colpa per la morte di una hostess con cui intratteneva una relazione sentimentale, ingaggerà una dura lotta con se stesso per combattere la sua dipendenza dall'alcool e le accuse infamanti che lo condurrebbero alla sbarra. Aiutato dal sindacato piloti, più interessato a scagionare la compagnia aerea, e da una giovane e bella alcolista conosciuta in ospedale, maturerà la consapevolezza che principi fondamentali quali onore e lealtà sono ben più importanti della sua stessa libertà.
Sceneggiato dal talentuoso John Gatins e prodotto dallo stesso regista, questo è un film di Zemeckis a 18 carati, nel senso che ne ripercorre immancabilmente tanto le tematiche legate all'evoluzione interiore di personaggi contraddittori e controversi, quanto l'estetica dell'action drama di grande respiro (e durata: ben 138'!) che sa affrontare le paradossali ricadute della modernità nel quadro più generale di un discorso sui principi universali di un'umanità smarrita di fronte alle fragilità delle proprie debolezze (il denaro,la carriera,le convenienze politiche,le dipendenze,la rispettabilità sociale,la moralità). Come nel più riuscito e suo ultimo lungometraggio non di animazione 'Cast Away' (2000), all'incipit da 'disaster movie' segue la parabola di caduta e redenzione di un uomo che ha smarrito la bussola di un difficile equilibrio psicologico diviso tra un fallimento matrimoniale e una pericolosa deriva esistenziale, laddove la fede nelle proprie abilità professionali non pare più sufficiente a compensare un disagio interiore che lo conduce sulla rotta inesorabile e certa della dipendenza e dell'autodistruzione.
Se è vero che Zemeckis mette la sordina di un registro latamente ironico al discorso politico sull'intreccio di interessi che ruotano attorno al mondo del trasporto aereo, egli si concentra più sul versante umano e sentimentale del lato oscuro di un eroismo di facciata, su di una 'sindrome del sopravvissuto' che, come per il Bridges di 'Fearless - Senza paura' (Peter Weir - 1993), conduce il personaggio di Denzel Washington al difficile percorso di un riscatto personale che lo traghetti al di là delle secche del nichilismo e del disimpegno sociale, per farlo planare, sano e salvo, sulla pista improvvisata di un Grand Giurì in cui vuotare finalmente il sacco e liberarsi dalle bugie e dalle mezze verità che sapeva di dire prima di tutto a se stesso.
Troppo imbrigliato forse in un plot da 'legal drama' e nella inevitabile sottotrama sentimentale (a fin di bene) che finiscono per monopolizzare gran parte del film, è illuminato dalla rare comparsate del vulcanico pusher di John Goodman che, da abile rianimatore improvvisato, ci guida per mano nei segreti artigianali dell'Up&Down delle sostanze psicotrope. Nomination come miglior attore protagonista a Denzel Washington e migliore sceneggiatura originale a John Gatins, imbarca strada facendo, oltre al già citato Goodman, la bella tossica di Kelly Reilly e il Bruce Greenwood di 'Passenger 57 - Terrore ad alta quota'.
Finale edificante e mestamente consolatorio perchè,si sa, il cielo (americano) è (sempre) blu sopra le nuvole.
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