Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film
A causa di una serie di problemi personali, mi càpita di essere in forte ritardo sulla mia tabella di marcia riguardo alle visioni dei film in uscita, con la naturale conseguenza che sono costretto a fare delle scelte. Anche perchè poi in questi due primi mesi dell'anno si stanno concentrando le uscite più interessanti della stagione, che arrivano nelle sale praticamente una dietro l'altra. Ma su questa pellicola che si accompagna al felice ritorno di Robert Zemeckis non ho mai avuto dubbi e sapevo che l'avrei vista in ogni caso, anche a costo di dover sacrificare opere più "colossali" (ma forse anche più tronfie). Immaginavo che mi sarei trovato di fronte ad un thriller-action stimolante, ma mai avrei ipotizzato che mi sarei innamorato a tal punto di questo film e dei suoi personaggi. Sono uscito da questa visione carico di entusiasmo e con una punta di languida nostalgia che mi era stata ispirata da un personaggio femminile tra i più dolenti, umani e fragili mai visti al cinema. Lo confesso: mi sono innamorato della malinconica Nicole la tossica, dolcissima creatura alla ricerca di un pò di quiete nella propria vita disordinata. Una lunga serie di eventi negativi l'ha resa vulnerabile, debole e pessimista, una perfetta "loser" dal punto di vista letterario. E che, fatalmente, si trova ad incrociare il proprio cammino con un altro perdente, un pilota d'aereo condizionato dall'alcolismo. Lei dipendente da alcol ed eroina, lui alcolizzato e consumatore saltuario di cocaina. Nicole è bellissima e dolce, solo un pò sciupata da una vita spesa ad incassare delusioni e sconfitte. E l'mmagine del film che più mi ha influenzato la vede disperato ostaggio dei propri fantasmi, intenta a praticarsi l'ennesimo buco, sola in una stanza, mentre a scatenare nel sottoscritto una suggestione incontenibile è il sottofondo da brivido in cui si sente la voce della cantante dei Cowboy Junkies ripetere: "Sweet Jane...Sweet Jane...Sweet Jane...". Sequenza bruscamente interrotta dalla crisi di overdose della povera Nicole che spalanca gli occhi e stramazza sul pavimento. In quelle stesse ore l'altro perdente, che è poi il vero protagonista del film, inizia una giornata di lavoro, alla guida di un aereo con destinazione Atlanta. Ma facendo un piccolissimo passo indietro, recuperiamo l'efficacissimo incipit del film. Il pilota, comandante Whip Whitaker, giace nudo nel letto di una camera d'albergo, sta subendo suo malgrado l'ennesima telefonata aggressiva della ex moglie, mentre per la stanza si aggira il corpo splendido e nudo della sua amante (e collega di lavoro come hostess sugli aerei), Trina. I due sono reduci da una notte d'amore in cui evidentemente anche alcol e cocaina hanno giocato il loro ruolo. Ecco, va detta subito una cosa: il film sul problema della dipendenza ha il pregio di assumere una visuale assai realistica, mettendo al bando qualunque forma di moralismo o di ipocrisia. Certo, qualcuno potrebbe anche restare perplesso di fronte alla disinvoltura con cui Zemeckis ci presenta un mondo di allegri spacciatori e tristi utilizzatori abituali, ma questo contribuisce a rendere la narrazione più viva, più vera e per nulla buonista. Come le cronache e le recensioni hanno ampiamente riferito, la storia parte dagli esiti dammatici di quel volo. L'aereo perde colpi, comincia a precipitare, ma il comandante, mettendo in atto un vero miracolo, riesce a portare in salvo 96 passeggeri su 102, prima del grande schianto. Medaglie? Riconoscimenti? No. Per il nostro Whip comincia subito il calvario. Com'era prevedibie, l'attenzione delle autorità investigative si concentra sull'attribuzione delle responsabilità per quelle sei vite troncate. E subito, fatalmente, emerge che il pilota è affetto da problemi di alcolismo oltre ad essere consumatore occasionale di cocaina. Siccome dall'incidente aereo era uscito piuttosto malconcio, eccolo che si risveglia su un letto d'ospedale e proprio in quel luogo fa la conoscenza della povera Nicole, ricoverata per l'overdose cui prima accennavo. Tra i due scatta un'intesa o forse qualcosa di più, sicchè finiscono per frequentarsi anche dopo esser stati dimessi. Ma è un rapporto difficile, condizionato dal contrasto tra due caratteri forse troppo diversi. Peccato che la sceneggiatura, anzichè coltivare e sviluppare questo aspetto, ad un certo punto preveda l'uscita di scena di Nicole, in modo da poter concentrare tutta l'attenzione sul rapporto tra Whip e la giustizia (con tanto di sequenza finale in pieno stile "legal thriller"). Diciamo che la scansione degli eventi è perfetta, evidenziando i pregi di una sceneggiatura tesa ed appagante, supportata peraltro da un montaggio sapiente e nervoso che scongiura ogni rischio di noia per lo spettatore. A proposito di sceneggiatura, devo purtroppo aprire una parentesi su un problema che quasi tutte le recensioni lette finora hanno evidenziato e condiviso. L'oggetto di queste (anche mie) perplessità è un finale come minimo sconcertante, che ovviamente non rivelerò, ma su cui mi sia permesso esprimere una considerazione. Si ha l'impressione che Zemeckis, nell'evidente sforzo di evitare una conclusione prevedibilmente buonista, faccia ricorso ad un maldestro colpo di scena finale che lascia l'amaro in bocca, con l'aggravante di condire questa dubbia soluzione proprio con un pizzico di quel moralismo che era stato felicemente evitato per tutto il film. In ogni caso la pellicola dura quasi due ore e mezza e sarebbe ingiusto affermare che quei dieci minuti finali possano inficiare il valore di un'opera che sa aggirare con sapienza i rischi impliciti in un film di intrattenimento popolare: il pubblico delle multisale, che peraltro sta premiando "Flight", si trova di fronte certo non al solito blockbuster ma ad un'opera impegnativa e matura. Le sequenze che restano impresse sono più d'una. Su tutte, per quanto mi riguarda, quella già citata dell'overdose di Nicole, ma mi piace ricordare la scena di un dialogo surreale (scritto davvero con finezza ed intelligenza) che si svolge sulle scale interne di un ospedale e che vede come interlocutori, oltre a Whip e Nicole, un malato terminale di cancro dotato di un impagabile senso dell'umorismo. Il cast è assolutamente perfetto, stepitoso anche nei ruoli secondari. Denzel Washington è sicuramente da Oscar, qui nella performance più impegnativa della sua ormai lunga carriera, capace di esprimere sfumature che finora non gli conoscevo. Poi c'è la mia amata Nicole, impersonata da una meravigliosa Kelly Reilly, con quei due occhi sperduti che mi hanno fatto un pò perdere la testa. Il personaggio di John Goodman poi, è qualcosa di fantastico, uno di quei ruoli che non possono non esaltare chi ama l'epopea di un cinema legato al rock'n'roll...Goodman qui è Harling Mays, il pusher gigantesco che non conosce le buone maniere, un ruolo esattamente a cavallo tra Tarantino e i Coen e sul quale si potrebbe costruire un intero altro film....E per finire un cenno alla colonna sonora. Ecco una lista che parla da sola. Joe Cocker, Red Hot Chili Peppers, Cowboy Junkies, Rolling Stones, Bill Withers, John Lee Hooker, Marvin Gaye, Jeff Beck, Traffic. Roba da alzarsi in piedi nel buio della sala e gridare: "Yeaaaaah!!".
Voto: 10
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