Regia di Giulio Manfredonia vedi scheda film
La storia di Cetto La Qualunque continua in questo film. Il politico/intrallazzatore divide la scena con altri due personaggi, una leghista/secessionista e un santone pugliese. I tre, dopo essere finiti in carcere, vengono "riabilitati" da un politico spregiudicato e nominati deputati, ma, mantenendo le loro idee ed abitudini, finiranno per sfuggire al controllo del loro protettore. Non ho apprezzato questo film come il primo, che, pur non essendo un capolavoro, aveva il pregio di rappresentare la crudele caricatura dell'Italia del nostro tempo. In questo seguito, decisamente sopra le righe, l'aderenza alla realtà viene meno e, nonostante i coloratissimi scenografie e costumi, la rappresentazione della contemporaneità perde carattere, scadendo spesso nello stereotipo (il secessionista; il santone; i vari intrallazzatori; il tirapiedi del boss). Conseguentemente, la valenza di denuncia sociale che era possibile riconoscere al predecessore qui è molto inferiore, se non nulla, e non rimane che una commediola allietata da bei colori, e belle musiche.
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