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Tutto tutto niente niente

Regia di Giulio Manfredonia vedi scheda film

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La recensione su Tutto tutto niente niente

di supadany
4 stelle

Più che “tutto o niente” direi che c’è “poco poco” in questa sorta di riedizione allargata di “Qualunquemente” (2011).

La netta sensazione è che ancora una volta si sia speculato per cavalcare il fresco successo e che l’obiettivo preponderante fosse quello di uscire in sala 12 mesi dopo, tutto il resto poi era un problema risolvibile (in qualche modo, poco importa) in corso d’opera.

Cetto Laqualunque (Antonio Albanese), piccolo politicante di periferia, Rodolfo Favaretto (Antonio Albanese), secessionista veneto senza pudore e Frengo Stoppato (Antonio Albanese), arrestato per spaccio su denuncia della madre, finiscono in prigione, ma soprattutto riescono ad uscirne per intercessione della peggiore politica.

Infatti chi comanda il Parlamento ha bisogno di voti sicuri per portare a compimento le proprie leggi, ma una volta in libertà il trio sarà di difficile gestione.

 

Antonio Albanese

Tutto tutto niente niente (2012): Antonio Albanese

 

Detto che la fretta è da sempre una cattiva consigliera, Giulio Manfredonia e Antonio Albanese ci riprovano, ma il loro nuovo film, oltre a presentare i classici problemi del caso (accumulo di personaggi e parecchia improvvisazione ad esempio) accusa parecchi contraccolpi anche nei confronti del non eccelso “Qualunquemente”, infatti appare assai più irregolare e con molte sbandate in più.

Triplicare Antonio Albanese, richiamando personaggi anche resi popolari dal passato televisivo, è un’idea furba per accalappiare i gusti del pubblico e per quanto si vede appare anche come una sorta di compromesso con la necessità di allargare una trama striminzita che sarebbe stata più difficile allungare con soluzioni più ragionate.  

Un altro problema consiste nel fatto che la politica italiana, ahinoi, è sempre un passo avanti e per un’opera di finzione è complicato rimanere al passo pur dando vita ad un universo sconsolante e kitsch (altro aspetto difficile da rappresentare senza scivolare nel dirupo).

Quindi, oggettivamente il contesto appare fin dalle origini minato da una serie di elementi, in più si ride ad intermittenza ed a volte proprio per non piangere, e soprattutto il tutto è in costante calo dopo la classica introduzione del trio che fa leva sulle peculiarità di ciascuno.

Tanti altarini e parecchio trash, purtroppo utilizzato senza particolare coscienza (a parte un lavoro scenografico piuttosto consistente) per un film per lo più abbozzato che sceglie una strada rischiosa franando spesso e volentieri e trovando solo sporadici barlumi di umorismo, giustamente infausto (il caso di questo necessita), a rendere meno lancinante la scena.

Avventato.

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