Regia di Shane Black vedi scheda film
Terzo Iron Man. La sindrome che mi pervade è sempre la stessa. Visto e... quasi dimenticato. È l'effetto Marvel? Ancora una volta devo spremere le meningi per ricordare Guy Pierce nei panni del pazzo dottor Aldrich Killian, lasciato a surgelare sul tetto di un hotel da un egocentrico e viziato milionario. Vi ricorda qualcuno? Ebbene Killian medita vendetta (come Vanko! Ma dai!) e spera anche di prendersi la bella Pepper che finalmente, all'ultimo tentativo utile, tira fuori quel po' di "pepe" che bastava per renderla piacevole sin dal primo film. L'ho già detto che preferivo la Pepper della serie animata "Armored Adventures"? Le han dovuto inoculare il virus instabile di Extremis affinché il fuoco della passione sciogliesse le algide chiome e stropicciasse l'impettito completo stile manager. Con il fuoco violento che le scorre lungo le braccia la fidanzata in carriera di Stark rivendica un maggior ruolo nella storia ed aiuta Iron Man a sconfiggere il cattivone. Il presidente è salvo, i passaggeri Dell'Air Force One anche. Si son fatti un volo che ne avrebbe uccisi metà per infarto. Ma no! Nessun ferito.
Tutto è bene quel che finisce bene. E niente di rotto. Ma no, ma no! Che dico? La villa di Malibu finisce in rovina. Di nuovo! E Stark vola in campagna. Ma che spreco dico io che mi basterebbe la dependance. Il mandarino, invece, riamane spremuto. Don Cheadle rischia poco e si tiene il posto nonostante Iron Patriot susciti più ilarità che patriotica fedeltà all'esercito. E di Slattery si ride un po', una volta dissipato l'enigma che lo aggroviglia.
Nel terzo film, psicologicamente stravolto dalla battaglia di New York, il miliardario Tony Stark è finalmente pronto a quella crescita personale rimandata in "Iron Man 2". Tony si accorge che Pepper è tutto ciò che desidera, simpatizza addirittura con un marmocchio ammiratore del suo alter ego. Il cuore riparato a fine film vorrà pur dire qualcosa, no? È ora di mettere la testa a posto. Di metter su casa, possibilmente lontano da Malibu, e di pensare a nozze e biberon. L'evoluzione del personaggio è la cosa da apprezzare di più in questo terzo capitolo della saga Marvel dedicato al super eroe di metallo. Il suo autore Shane Black si ispira alla serie di fumetti "Extremis" mentre la sua versione del Mandarino non è abbastanza canonica da piacere agli incalliti lettori dell'uomo di ferro. Ma al terzo e ultimo (ultimo vero?) film va già grassa che Black (lo sceneggiatore dei mitici "Arma Letale" 1 e 2) si sia ricordato di prelevare il Mandarino dal cassetto. La versione con sorpresa interpretata da Ben Kingsley mi piace. L'escamotage è efficace. Slattery è divertente. Tutto sommato "Iron Man 3" apre dignitosamente la fase 2 del MCU fungendo da raccordo con la prima chiusa dal corale "The Avengers". La scena post credit spacca. Ironia che regala la sufficienza.
Meglio un film che lo sproloquio di un egocentrico. Ridiamoci su.
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