Regia di Mark Steven Johnson vedi scheda film
Anni dopo la fine del conflitto balcanico, un ex criminale di guerra serbo si mette sulle tracce dell'anziano sottoufficiale americano che aveva premuto il grilletto durante l'esecuzione a cui è riuscito a sopravvivevere. Lo ritrova nel suo buen retiro nei boschi della Georgia fermamente deciso a non dargli scampo.
Revenge movie di ambientazione alpestre e tematica venatoria, questa disfida post bellica dello specialista di supereroi Mark Steven Johnson si adagia sullo schema un pò abusato dell'orgoglio cameratesco e delle stoiche virtù del combattente, riproponendo lo scontro all'ultimo sangue tra specialisti dell'arma bianca (The Hunted - La Preda - 2003 - William Friedkin) ed il simbolismo cinefilo di un ex cacciatore e reduce di guerra che riconverte la sua passione per la caccia al cervo con il rinnovato ecologismo di un ben più innocuo shooting fotografico (Il Cacciatore - 1978 - Michael Cimino).
Se il plot di un cruento gioco a nascondino non sembra lasciare spazio all'immaginazione dello spettatore e se i due protagonisti appaiono troppo imbolsiti e incanutiti per cimentarsi nel survival drama che rese celebre un altro italo-americano come loro, quello che più rende insopportabile un'operazione del genere è la solita retorica ricattatoria della fuorviante distinzione tra il bene (le forze di 'liberazione' della NATO) ed il male (lo spietato nazionalismo serbo) in nome del quale risulta tanto sbagliato il proposito di vendetta del criminale redivivo quanto più giusto appare invece il comportamento di chi avrebbe dovuto giustiziarlo alle spalle, spostanto la location del conflitto dalle meravigliose distese boschive dell'Erzegovina a quelle non meno suggestive dei Monti Appalachi e finendo per pareggiare i conti di una singolar tenzone che come in ogni guerra che si rispetti decreta solo sconfitti e mai vincitori. Moderatamente suggestivo da un punto di vista scenografico e con la giusta dose di azione cruenta, ammicca qua e là con bonaria ironia alla posticcia edulcorazione di uno spirito un tempo glorioso (il cacciatore di De Niro che acquista una baita con trofei impagliati già pronti ed ha sostituito il Winchester con la Reflex) e trasforma il regolamento di conti tra ex nemici di guerra nella riconciliazione finale di un rapporto padre-figlio in cui il cessate il fuoco è annaffiato con abbondanti dosi del teutonico amaro del Guardiacaccia ed è ispirato alla lealtà del motto di Von Riesenthal che campeggia sull'etichetta. Ma guai a parlare di pubblicità occulta.
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