Regia di George Cukor vedi scheda film
I film più datati sono sempre meglio dei remake, specie quando la loro epoca si avvicina maggiormente all’epoca dei romanzi da cui sono tratti. “Piccole donne”: romanzo femminile che non ho mai letto ma che deduco da quest’ottima riduzione di George Cukor, la migliore delle versioni successive. Un gioiellino classico che più classico non si può, testimonianza di un’epoca passata imbevuta di buoni sentimenti. Quasi metà della storia si sofferma intorno alla festa natalizia delle sorelle, delizioso mondo di affetti familiari di cui il vecchio cinema americano è sempre maestro. Ma essendo il film troppo breve per rendere l’idea dello scorrere del tempo - a differenza di “Via col Vento” - il processo di maturazione delle ragazze è sacrificato tutto nella seconda parte, che risulta troppo frettolosa rispetto alla prima. Il ruolo di Jo sembra tagliato su misura per l’insuperabile Katharine Hepburn, mentre simpatico - come sempre - il candido professore di tedesco.
La versione del ’49 si colloca un gradino più in basso, ma nella sua infantile semplicità è comunque molto gradevole. Tiene compagnia e riappacifica gli animi. Le scenografie sono talmente finte da sembrare una fiaba, col Natale innevato e l’estate fiorita: una caramella che vale due stelle e mezzo (non di più, purtroppo, causa la debolezza dei personaggi). In compenso c’è Rossano Brazzi che canta in tedesco. Liz Taylor non era ancora protagonista e non viene mai inquadrata in primo piano.
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