Regia di Moon Hyeon Seong vedi scheda film
Significativa rievocazione storica d’un momento di forse eccessivo entusiasmo nei riguardi d’una potenziale riunificazione a lungo agognata da vasti strati della popolazione (o, se non altro, di potenziale distensione nella penisola coreana, a seguito dell’abbattimento, da parte nordcoreana, del volo Korean Air Flight 858 [in cui persero la vita 115 persone] che aveva comprensibilmente portato ad un’escalation della tensione tra i due paesi, già altissima fin dai tempi dell’armistizio), As One è un ottimo, a tratti toccante, dramma sportivo, che raccoglie in sé un buon numero degli stilemi classici del genere, è vero, ma li “convoglia” in una narrazione più intrigante, realistica e stratificata della media.
E, tra l’altro, li applica ad uno sport prima (quasi) mai visto al cinema (con poche eccezioni, come ad esempio la sperticata commedia giapponese Ping Pong [2002]), che, nelle mani dell’esordiente regista sudcoreano, rivela sorprendenti qualità “spettacolari”. Chi avrebbe mai immaginato che il ping-pong (pardon, tennistavolo) si sarebbe rilevato così avvincente da vedere al cinema?
Ad ogni modo, ritornando al film, quello che sicuramente colpisce più a fondo non sono tanto le parentesi sportive (comunque, come detto, appassionanti) quanto le parentesi “emotive”, che narrano delle relazioni che s’instaurano man mano tra i vari giocatori delle due squadre prima avversarie; relazioni che non hanno, ovviamente, alcuna speranza di sopravvivere.
Non ci si fa remore (e chi mancherebbe altro) a mostrare il clima di oppressione che attanaglia i giocatori e le giocatrici nordcoreani, letteralmente sorvegliati a vista in ogni loro movimento.
E così, da un avvenimento parrebbe innocuo (la ricezione d’un biglietto da vista), s’ingenerano tutta una serie di reazioni a catena che rivelano in pochi, sintetici, momenti la vera natura d’un regime retrivo e reazionario, incentrato sul culto del capo e della terra (vi ricorda qualcosa?), illiberale e fossilizzato, che non vorrebbe permettere ai propri cittadini-giocatori neppure di godere per poco tempo delle piccole gioie della vita, come bere, mangiare e ridere in compagnia con quei nuovi amici appena trovati.
Giocatori che si vorrebbe fossero, al contrario, solo freddi automi, strumenti nelle mani del governo ai fini dell’esaltazione della patria e delle sue indubbie capacità di conquistare grandi successi. Mentre invece i giocatori, essendo degli esseri umani, sviluppano dei sentimenti nei confronti di coloro che si suppone dovrebbero vedere solo come avversari (temporaneamente alleati), dei sentimenti e delle capacità di cooperazione forse impensate, dalle autorità.
As One si dimostra, insomma, film capace di sviluppare un discorso, al riguardo delle sempre maggiori differenze tra Nord e Sud e ciononostante della possibilità d’una riunione, per nulla banale (e dal grande portato), sulle ingannevoli basi d’un semplice racconto sportivo di rivalsa e vittoria (ma, del resto, il titolo originale, che letteralmente significa “Corea”, non lasciava molti dubbi al riguardo).
Tra l’altro, pare che non sia, nella ricostruzione dell’evento sportivo, corretto al 100% (ad esempio, la tanto decantata, all’interno del film, imbattibilità delle cinesi non sarebbe stata poi così assicurata nella realtà), ma, per l’appunto, non conta più di tanto, visto e considerato che il vero cuore del film, il vero messaggio che vuole trasmettere, trascende abbondantemente i confini della pratica sportiva per affondare le sue radici nel mondo reale, con forse giusto un pizzico di retorica (specialmente nel finale), ma in senso positivo, e progressivo.
Portando con sé, come tanti altri film sudcoreani, lo spirito d’una possibile, auspicabile, necessaria riunificazione nazionale che rimargini le ferite del passato, un passato che condiziona ancora troppo la vita di oggi.
Nulla di nuovo, si potrebbe dire, ma raccontato con grande abilità (al di là della retorica, commovente difatti il finale), molto ben recitato e anche diretto. Bello anche il titolo internazionale, As One, che significa “come un tutt’uno”.
Ottimo successo in patria, è invece purtroppo praticamente sconosciuto nel resto del mondo. Italia compresa, dove naturalmente non è mai stato distribuito.
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