Regia di Terrence Malick vedi scheda film
Gli alti e i bassi di una coppia come tante, che guarda agli ideali ma è incapace di metterli in pratica.
Ho visto che molti lo hanno stroncato o quasi, ma a me questo film di Malick è piaciuto, e più di "Tree of life", che mi è sembrato troppo enigmatico ed ermetico.
Il pregio maggiore di quest'opera è l'aspetto visivo: fotografia, inquadrature, tecniche di ripresa e posizione della macchina, montaggio. E' evidente come il regista scelga con cura l'inquadratura e gli sfondi, e sappia catturare momenti particolari dei suoi personaggi e bellissimi scorci naturali. In altre parole è consapevole di voler fare cinema e non piatta televisione, la quale di accontenta di filmare una storiella. La macchina da presa è mobile, ma i suoi movimenti sono fluidi e mai fastidiosi, e ricordano la Steady Cam di Stanley Kubrick; questo a differenza di una certa moda degli ultimi anni che, forse per dare ritmo e velocità al film, l'operatore ha la tremarella alle mani e il montatore è alquanto nervoso e isterico (serie tv ma non solo).
La storia c'è e come, ma è raccontata tramite ellissi (sempre chiare, però) e la rappresentazione di episodi narrativamente non importanti. Malick filma momenti non essenziali e quasi insignificanti della vita dei personaggi, ma lo fa sempre con grande stile, e la poesia fa spesso capolino. In questo modo curioso racconta una trama tutto sommato complessa, e ricca di cambiamenti.
Se questo vale dal punto di vista formale, come contenuto e senso mi pare che la pellicola sia una riflessione sui rapporti di coppia, sul matrimonio, sulla bellezza dell'amore, sulle difficoltà dello stare assieme, sui tradimenti. Inoltre molto più presente del solito è il discorso religioso: il regista scandaglia il senso e l'ideale dell'amore come presentato nella Bibbia, e lo mette a confronto con la fragilità e la debolezza dei suoi personaggi. L'ideale è alto, ma sia lui che lei non sono capaci di rispettare neppure la prima esigenza dell'amore, cioè la fedeltà. Lui la tradisce quando va a rinnovare il visto, e anche lei lo tradisce dopo essere tornata, mentre si allude vagamente che lo abbia fatto anche prima. Se lui si fa riprendere da una passione sopita ma non spenta per una ex, lei va a letto con un altro senza apparente passione, quasi con apatia, e subito dopo essersi confessata per peccati minori di quello che sta per compiere. Il suo atto sa di autolesionismo deliberato e fine a se stesso, e non sembra essere il cedere ad una forte tentazione. Forse vuole solo sfogare un forte disagio che sente dentro, ma sono misteri del cuore umano. Sepolto nel suo passato c'è un altro matrimonio (frettoloso) e un altro tradimento; la sequenza non si interrompe.
A conti fatti, sembra che il messaggio sia che la stabilità della coppia sia impossibile, e l'ideale crisiano rimanga un bel proposito irraggiungibile. Amara conclusione, ma alla fine l'ideale sembra rimanere intatto là dov'è, anche dopo il fallimento dei protagonisti.
Gli attori sono un po' troppo palestrati e tatuati (ma che volete, è la moda), tuttavia mi sono sembrati bravi e molto espressivi, specie le due donne. Anche la particina dell'attrice italiana, da certi molto criticata, mi è sembrata azzeccata, azzeccata nella sua bizzarria.
Non tutto è chiaro, come le voci che recitano versi o massime in altre lingue (chi sono? che significato hanno rispetto al film? chi le ha scritte?), ma questi punti di domanda non rovinano una pellicola visivamente notevole, di puro cinema, arte non commerciale, che va a scandagliare i massimi sistemi e dilemmi dell'esistenza. Mi ha lasciato dentro una piacevole sensazione, nonostante i drammi raccontati. Malick rimane uno che non si lascia inquadrare, che non sottostà alle leggi del mercato del cinema, che dice quello che ha da dire. Se fa un film, vent'anni dopo o un anno dal precendente, vuol dire che era il caso di farlo. Un personaggio prezioso.
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