Regia di Tiziano Longo vedi scheda film
Tiziano Longo è stato una fra le tante meteore che hanno attraversato quasi senza lasciare alcuna traccia il cinema italiano degli anni Settanta; il suo cinema stantio, di pochissime pretese e visibilmente realizzato con due soldi e ancor meno idee è emblematico di quel periodo, durante il quale il 'genere' ebbe i suoi ultimi sussulti degni di nota (per poi spegnersi miserabilmente nella successiva decade). Questo Mala, amore e morte pare dal titolo essere un poliziottesco della serie 'metropoli violente e sbirri senza legge'; invece è una commediola vagamente erotica innestata su un impianto giallo nel quale la mala è rappresentata da quattro scalcinati banditi macchiettistici, l'amore è più che altro sesso facile e sbrigativo e la morte coglie un personaggio dopo alcuni secondi di pellicola e non si ripropone più per il resto del film. Insomma, l'ennesimo guazzabuglio caotico e girato in estrema penuria di mezzi da un regista tecnicamente carente e con una sceneggiatura (Piero Regnoli e Paolo Barberio) sgraziata e sciapa all'ennesima potenza. Oltre al duo centrale degli interpreti, composto da Femi Benussi e Gianni Macchia, compaiono in particine Françoise Prevost e Gigi Ballista. 2/10.
La proprietaria di una pensione viene assassinata; lo stabile è ereditato dalla giovane e piacente nipote, che si trova coinvolta nella ricerca di un prezioso bottino di gioielli da parte della malavita.
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