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Un giorno speciale

Regia di Francesca Comencini vedi scheda film

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La recensione su Un giorno speciale

di maurizio73
4 stelle

Graziosa escort diciannovenne viene accompagnata da un suo coetaneo,al primo giorno di lavoro come autista di limousine, presso l'ufficio di un influente onorevole che la dovrebbe raccomandare per per il suo esordio nel dorato mondo dello spettacolo. Un contrattempo del politico però ritarda l'appuntamento, consentendo ai due giovani di conoscersi meglio e confessarsi reciproche aspirazioni e desideri per il futuro.
Scritto a sei mani con la coautrice del soggetto Giulia Calenda e con Davide Lantieri e tratto dal romanzo di Claudio Bigagli 'Il cielo con un dito', quest'ultima fatica dell'altra figlia d'arte di papà Luigi è l'ennesima operazione ad uso e consumo della platea festivaliera prodotto con il generoso contributo ministeriale e costantemente in bilico tra la parabola sociale e la favoletta sentimentale, tra la serietà del tema e la malizia furbetta del suo adattamento. Muovendo dalla descrizione, allusiva e realistica insieme, di una risaputa marginalità sociale (gli alveari residenziali di celle in cui risuona l'eco di televisori perennemente accesi, lo spaccato di una vita domestica in cui cova una malintesa complicità materna, i desideri omologati di una facile scorciatoia per il successo) si intraprende un viaggio fisico e simbolico dalla periferia al centro verso le ambizioni frustrate di una generazione 'venduta', sullo sfondo di una squallida società della mistificazione e dell'inganno (dei sogni, del potere, del denaro) e attraverso i luoghi emblematici di un irraggiungibile miraggio consumistico (dal centro commerciale sul raccordo alle esclusive boutique del centro). Nonostante i tentativi di un apprezzabile approfondimento psicologico che elabori credibilmente la relazione tra i personaggi accomunati dalla stessa estrazione sociale e dagli stessi 'istinti di sopravvivenza', ci si limita a transitare dal 'lei' di una forzata etichetta professionale al 'tu' del legittimo riconoscimento personale e finire con i soliti sbaciucchiamenti nella cornice esclusiva dei fori imperiali, lungo un tour turistico-sentimentale che sembra uno spottone ministeriale sulle decantate bellezze della capitale.
Modesta favoletta sociale sulla scorta di una facile ed esemplare rielaborazione dei temi della piu' recente cronaca di costume, scambia il buonismo per pudore finendo per infilare tutti i luoghi comuni del genere e sostituisce il coraggio di un verosimile realismo sociologico (Comencini senior docet) al registro dolceamaro della commedia sentimentale con l'aggravante di una pretenziosa solennità drammatica sottolineata dallo struggente pianto di Almirena, sposa infelice nel Rinaldo di Handel, e dal finale interdetto in cui un novello Romeo/Pricipe Azzurro, in vespa e scarpe da tennis, reclama invano alla finestra l'attenzione della sua amata Giulietta/Cenerentola inebetita davanti alle ammiccanti sirene del tubo catodico. Attori giovani,carini e perfettamente in parte, ma non basta. Stucchevole stereotipo di una squallida modernità.

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