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Un giorno speciale

Regia di Francesca Comencini vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Un giorno speciale

di alan smithee
6 stelle

Delle due Comencini registe e sorelle, Francesca e' sempre stata considerata, almeno da noi spettatori, come quella piu' d'essai, piu' sperimentale, meno attenta alle ragioni del mercato. Questo ovviamente senza nulla togliere alla sorella Cristina, autrice e scrittrice di successo che pero', basta scorrere la sua gia' nutrita filmografia, ha spesso scelto come base di racconto la commedia popolare colorata di caratteri e tic dell'Italia contemporanea e problematica, sdrammatizzando spesso le argomentazioni affrontate nel segno della piu' tradizionale commedia all'italiana dei nostri piu' grandi padri ispiratori (Sordi su tutti). L'anno scorso a Venezia, Cristina ci ha sbaragliato con un film ("Quando la notte", massacrato forse gia' preventivamente prima della proiezione ufficiale da certa stampa spietata e sensazionalistica in cerca di scoop) tratto si da un suo romanzo, ma decisamente fuori dagli schemi abituali della sua commedia contemporanea. Francesca invece, in concorso quest'anno, ci sorprende al contrario con un film che sulle prime, fossimo a conoscenza solo genericamente che si tratta di un'opera di una Comencini, attribuiremmo con naturalezza piu' alla sorella maggiore. Invece sappiamo subito che si tratta dell'ultimo film dell'autrice di Carlo Giuliani ragazzo, di Mi piace lavorare, di Le parole di mio padre.
Ma a volte e' bello essere spiazzati o presi di sorpresa da registi che sperimentano nuovi territori. E qui se lo stile si mantiene leggero nei toni della commedia a sfondo sociale, sotto la volta di un'Italia che, giunta alla fine della sua seconda Repubblica, ci riprova e si ritrova piu' povera, piu' corrotta e piu' violata di ogni altra epoca storica precedente, e' pur vero che lo sguardo e' quello vero e reale, diretto su una societa' che non ha altre soluzioni che credere nei sogni fasulli ed ingannevoli di una societa' organizzata ad uso e consumo dell'uomo nero di Arcore; un mondo di cartapesta in cui ognuno di noi si crogioli in eterne promesse di successo da una televisione che valorizza solo esteriorita', cosce e seni per poi ributtarti nella grigia realta' di periferia dalla quale sei stato raccolto.
Il diario di una giornata particolare di una stupenda diciannovenne con il sogno del cinema nel cuore, spesa a rendersi disponibile per il politico che potrebbe lanciarla nel mondo dello spettacolo, si interseca col primo giorno di lavoro del suo autista, piu' o meno coetaneo, piu' o meno raccomandato come lei da una madre che ha saputo coltivarsi con sacrifici di una vita la strada giusta per avere la spintarella necessaria al momento opportuno.  E il film, spigliato e sincero, vive i suoi momenti migliori proprio nel rapporto di complicita' tra i due giovani, cosi' carini e naturali da sembrare veri. Poi la Comencini sembra calcare un po' la mano verso i binari pericolosi della commedia giovanile, con scene a mio giudizio evitabili come la bravata nel negozio di alta moda nel centro romano, con tanto di corsa e volo al ralenti del prezioso vestito sottratto. Una scena piu' degna di Moccia che di una autrice seria e del suo calibro. Un film, come qualcuno ha giustamente osservato, decisamente fuori luogo per il concorso veneziano (allora L'intervallo relegato alla sezione collaterale?) e non certo raffrontabile ai due altri concorrenti italiani; ma comunque una commedia sensibile, amara e sincero specchio di una realta' che mai come in questi giorni di scandali inqualificabili presso i governi regionali, si intona a pennello con il vergognoso andazzo della politica del nostro corrotto paese.

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