Regia di Mario Colucci vedi scheda film
Horror gotico realizzato "fuori tempo" rispetto alla corrente tradizionale, rappresentata dalle opere girate da Mario Bava, Antonio Margheriti e Riccardo Freda. Molto simile a "Contronatura" (1969), ma più contenuto sul versante grafico, resta impresso per la bella fotografia, un buon cast e una storia, volutamente, non del tutto chiara.
Durante un temporale alcuni individui - un professore, una coppia, un dottore con la sua assistente e un ispettore che, assieme a un poliziotto, sta scortando un pericoloso criminale di nome Spike (Farley Granger) - si trovano bloccati nelle loro automobili, di notte, a causa dell'alluvione che ha provocato il crollo di un ponte, interrompendo la strada. Il gruppo, guidato dell'ispettore Wright (Dino Fazio), decide di bussare alla porta di una casa isolata, per poter effettuare una chiamata d'emergenza. Ma la linea telefonica, assieme alla corrente elettrica, è fuori uso proprio per la disastrosa condizione climatica. Gli unici residenti del fabbricato, un maggiordomo e la moglie, ospitano quindi i viandanti. Per trascorrere il tempo, dato che uno di loro - Donald Foster (Giacomo Rossi Stuart) - è un medium, viene organizzata una seduta spiritica, alla quale risponde lo spettro della defunta Sheila Marlowe, precedente proprietaria della villa.
"Non bussate alla porta dell'inferno, essa potrebbe aprirsi".
(Prof. Lawrence/Francesco Lavagnino)
Qualcosa striscia nel buio: Giacomo Rossi Stuart
La seconda regia di Mario Colucci, seguente il western Vendetta per vendetta (1968) e anticipatrice dell'ultimo lungometraggio attribuito al cineasta, lo sconosciuto L'altro piatto della bilancia (1972), si inserisce nel filone del gotico italiano, sfruttando con molta evidenza un soggetto già trattato da Antonio Margheriti in Contronatura (1969). Prodotto da Dino Fazio (che interpreta anche il consistente ruolo dell'ispettore), scritto dalla stesso Colucci e musicato da Angelo Francesco Lavagnino (alla sua unica apparizione davanti alla macchina da presa, nei panni del professor Lawrence), Qualcosa striscia nel buio si distingue per la presenza di un cast interessante, curiosamente limitato però alla sola prima parte del film (Lucia Bosè e Giacomo Rossi Stuart vengono infatti eliminati, in maniera quasi solo suggerita, a metà pellicola). Molto contenuto sotto l'aspetto grafico (pochi effetti speciali, quasi nessun delitto esplicitato), con una veloce sequenza vagamente erotica (quando Farley Granger, suonando al pianoforte, provoca uno stato allucinatorio nella signora Foster/Lucia Bosè), Qualcosa striscia nel buio riesce stranamente a farsi seguire con certo interesse nonostante, o proprio per, il fatto di non chiarire mai, nel dettaglio, il senso ultimo degli avvenimenti. La presenza della defunta proprietaria della villa, Sheila Marlowe (Loredana Nusciak, protagonista in Django di Corbucci e moglie di Gianni Medici, che nel film interpreta John Hamilton), emerge da una foto d'epoca e dalla voce spettrale del medium posseduto, ma non vengono mai chiarite le sue intenzioni, né è del tutto chiaro cosa abbia provocato il suo stato perenne di "spettro irrequieto". Girato nel 1970 a basso budget, con raffinati movimenti di macchina, il lungometraggio può vantare scenografie suggestive e una splendida fotografia di Giuseppe Acquari. Opera quasi anacronistica, affascinante per la sua caratteristica di moderata allusione al soprannaturale, più in linea con i gotici girati quasi un decennio prima da Bava, Margheriti o Freda che non con i contemporanei thriller alla Dario Argento.
Qualcosa striscia nel buio: Lucia Bosè e Loredana Nusciak
Something Weird [1]
"Colucci è un personaggio per certi versi misterioso, perché noi abbiamo solo, come traccia della sua attività di regista, due film: Vendetta per vendetta e il successivo thriller-gotico Qualcosa striscia nel buio. Sappiamo che lavorò, inizialmente, come aiuto regista con Roberto Mauri e come sceneggiatore di alcuni spy-movie e altri western, ma non abbiamo notizie biografiche. Pare sia nato nel 1934. L'ultimo suo film, Qualcosa striscia nel buio, lo 'inghiotte' in una sorta di buco nero: non si hanno più notizie di lui, non si sa che fine abbia fatto. Questa caratteristica si lega, peraltro, con il thriller Qualcosa striscia nel buio, attorno al quale si è sviluppata una specie di nuvola, di mistero, di caliggine, per cui il film lo abbiamo, materialmente sappiamo che cos'è, lo possiamo valutare e giudicare, ma della sua storia esterna - perlomeno noi comuni mortali, forse qualche studioso verrà a raccontarci la vera storia del film, in un futuro prossimo - non sappiamo pressoché nulla. Il produttore Dino Fazio, che interpreta anche uno dei ruoli principali nel film (quello del commissario di polizia che insegue Farley Granger), è un'altra presenza pressoché fantasmatica nel cinema degli anni Cinquanta e Sessanta e, anche lui, dopo Qualcosa striscia nel buio, sembra scomparire nel nulla. Idem per gli altri membri del cast artistico: per esempio il direttore della fotografia Giuseppe Acquari, che oggi ci risulta irrintracciabile (...) La prima caratteristica che vorrei segnalare, di Qualcosa striscia nel buio, è proprio questo alone di mistero italiano che lo circonda e che contribuisce a renderlo affascinante. La storia interna del film è anch'essa singolare: se può essere un caso che, in entrambi i film (Contronatura e Qualcosa striscia nel buio), i protagonisti rimangano bloccati in una casa dal maltempo, da un'alluvione, non è sicuramente un caso che, in entrambi i film, una seduta medianica sia un pò la chiave di volta di quanto poi succederà nel corso della storia. Pare che il soggetto sia stato in qualche maniera rubato da Contronatura, però lo sviluppo che poi Colucci dà al suo film - del quale è anche autore dello script - è, a mio avviso, molto particolare. Sappiamo che sul finire degli anni Sessanta, inizio anni Settanta, il gotico assumeva delle caratteristiche nuove, ibride rispetto alla sua natura primaria (che era quella dei grandi film di Freda o di Bava o anche di Margheriti); cioè il genere tende a diventare molto più sleazy; tende a mescolarsi, ad esempio, con l'erotismo; tende a mutare una serie di elementi e di stilemi dal contemporaneo thriller argentiano che andava, sempre più, rafforzando il proprio successo. Qualcosa striscia nel buio (1971) ha, come dire, una natura piuttosto ambigua perché da un lato presenta questa struttura tipica dei gotici anni Sessanta. Ha quindi un andamento anche piuttosto lento, pochi elementi visionari e fantastici, un'attenzione, anche sottile, sui rapporti che intercorrono tra i personaggi. Da un lato questo aspetto molto tradizionale, molto composto, se vogliamo; dall'altra parte dei momenti, degli squarci assolutamente nuovi come il sogno, la visione di Lucia Bosè che, sentendo suonare Farley Granger al pianoforte, viene catapultata all'interno di questa scena strana, onirica - una sorta di sogno ad occhi aperti, girato tutto al ralenty -, che dà il senso, immediato, di un nuovo modo di concepire il cinema gotico e il cinema stesso in senso più generale. Questa non è una caratteristica così comune dei film girati tra il '70 e il '71. Qualcosa striscia nel buio ha invece questo elemento di novità all'interno di una struttura che, invece, è molto tradizionale. Peraltro i modi in cui Colucci riesce a generare inquietudine, sono molto semplici ma, nello stesso tempo, estremamente efficaci. Penso, per esempio, alla sequenza nella quale Giacomo Rossi Stuart viene posseduto dalla spirito della protagonista defunta, che è risolta molto banalmente con un gioco di illuminazione sul suo volto, con un trucco biancastro e con una voce femminile che è quella con la quale Giacomo Rossi Stuart si esprime in quanto posseduto. Soluzioni apparentemente banali, ma estremamente efficaci, molto più spaventose di soluzioni assai più roboanti ma che arrivano meno direttamente al nucleo delle cose. Mi pare di poter dire quindi che, per quanto riguarda Colucci, si trattasse non semplicemente di un regista come tanti, ma di qualcuno che aveva delle idee particolari. Poi, che il film sia riuscito in questo modo per una serie di circostanze, non lo so. Certo è che, la visione globale di Vendetta per vendetta e Qualcosa striscia nel buio, ci fortifica nella convinzione che non si trattasse di un regista come tanti."
(Davide Pulici)
Qualcosa striscia nel buio: Lucia Bosè e Stelvio Rosi
Critica
"Stilisticamente compatto, il film punta tutto sull'atmosfera tenebrosa e ossessiva della casa e sullo scontro tra le psicologie (piuttosto di maniera) dei diversi ospiti. La possessione libera in qualche caso (la rigida assistente del dottore) la libido, ma perlopiù fa compiere atti non troppo conseguenti. La situazione di base non è sufficiente a reggere il film e la storia non sa dove parare, dilungandosi in scontri inutili, in bilico tra poliziesco e soprannaturale. Il ritmo latita ed il sopore avanza. Il cast comunque ha presenze di rilievo: Farley Granger offre una buona prova e anche Lucia Bosè recita con qualche interesse. Nel suo unico ruolo da attore, compare anche il musicista e compositore di colonne sonore Angelo Francesco Lavagnino. Questo film resterà l'ultima regia di Mario Colucci."
(Rudy Salvagnini) [2]
"Titoli di testa su auto che sfrecciano ad alta velocità, musica incalzante e ritmata. Devo aver sbagliato film, ho messo nel videoregistratore per sbaglio un misconosciuto poliziesco. Sì, pare sia proprio un poliziesco, perché non si distoglie l'attenzione dalle auto per un bel pò di tempo. Un momento, c'è una svolta inaspettata: a causa del maltempo tutti si rifugiano in un villone disabitato. Lo sapevo che sarebbe andata così anche stavolta. E quando si finisce in una villa tetra e isolata con degli estranei cosa si può fare? O sedute spiritiche o qualche bel giochino erotico. O, meglio ancora, tutti e due. Lucia Bosè propone di mettere in pratica le fantasie sessuali di tutti i presenti, di liberarsi dalle barriere borghesi, ma gli altri rifiutano e partecipano a una più edificante seduta spiritica, evocando la padrona di casa defunta. Il fantasma si impossesserà a turno dei protagonisti, facendoli uccidere e scopare, in una serie di situazioni già viste mille volte, con la sola differenza di essere dirette peggio. Curioso il cast, in cui insieme a nomi di certo rilievo come Giacomo Rossi Stuart, Lucia Bosè e l'hitchcockiano Farley Granger, troviamo il compositore Angelo Francesco Lavagnino (autore qui di una colonna sonora a base di bonghi davvero non male) nella sua unica partecipazione cinematografica. Loredana Nusciak, accreditata tra gli interpreti nei titoli di testa, si limita a comparire in un ritratto fotografico, nel ruolo della padrona di casa trapassata. Non che Colucci sia il peggior regista sulla Terra; nel film riesce talvolta a orchestrare inquadrature e illuminazioni ben realizzate, debitrici dei maestri del nostro cinema, ma fra discussioni parafilosofiche della Bosè e una struttura trita e ritrita, che ripropone per l'ennesima volta Dieci piccoli indiani in chiave giallo-orrorifica, non riesce proprio a coinvolgere chi gli sta regalando un'ora e mezza del suo tempo. Qualcosa striscia nel buio... sì, lo spettatore che fugge dalla sala!"
(Manuel Cavenaghi) [3]
Qualcosa striscia nel buio: (da sinistra) Farley Granger e Dino Fazio
Possessione malefica
In Oltretomba gigante n. 28 (settembre, 1975) viene ripreso l'incipit suggestivo del film, con inseguimento tra poliziotto e serial killer e il susseguente coinvolgimento casuale di altri protagonisti poi costretti, per condizioni climatiche, a sostare all'interno di un maniero isolato. Da qui, in poi, i ricordi dello sceneggiatore di Oltretomba, sulla visione del film di Colucci, si fanno più confusi, anche se il fumetto non si fa mancare la presenza di una suggestiva seduta spiritica e le susseguenti azioni del killer "invasato". Per quasi 3/4 la storia di Qualcosa striscia nel buio è riproposta tale e quale, con estrema variazione sul finale, del tutto tragico nel caso del fumetto.
Visto censura [4]
In data 23 gennaio 1971, Qualcosa striscia nel buio ottiene visto censura n. 57580, dopo che la produzione ha consentito a "eliminare dal film la scena in cui Joe e la sua amante, ignudi, si avvoltolano sul letto per l'accoppiamento sessuale."
Dal verbale allegato al nulla osta:
"La commissione esprime parere favorevole per la proiezione in pubblico, col divieto ai minori degli anni 18, motivando tale decisione per le scene di nudo e violenza che spesso appaiono nel film, per il clima di angoscia e paura che aleggia nello svolgersi della vicenda a causa di pratiche spiritistiche, cose che ferirebbero la sensibilità dei minori degli anni 18."
Metri di pellicola dichiarati: 2720 (circa 99' in proiezione cinematografica).
NOTE
[1] Dal documentario omonimo, presente negli extra del DVD Cinekult.
[2] "Dizionario dei film horror" (edizioni Fonte del Fontego), pag. 578.
[3] "Cripte e incubi - Dizionario dei film horror italiani" (Bloodbuster edizioni), pag. 260 - 261.
[4] Dal sito "Italia Taglia".
"L'oscurità della materia è come la profondità del mare che noi attraversiamo come pesci luminosi."
(Hans Urs von Balthasar)
Trailer
F.P. 16/12/2022 - Versione visionata in lingua italiana - DVD Cinekult (durata: 90'09")
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