Regia di Christian Duguay vedi scheda film
Ricostruzione storica dell'ascesa di Hitler
Questo film biografico, sulla prima parte della vita di Adolf Hitler, spalmato in origine in due puntate televisive, affronta la biografia di uno dei personaggi più discussi della storia recente. Naturalmente compito arduo, provare a raccontare la storia di un uomo, che ha segnato disastrosamente il percorso dell’umanità, considerato a ragion veduta, la quintessenza del male, l’incarnazione del demonio in terra. La sfida era impegnativa e il regista che ne raccolse il guanto,anche se animato dalle migliori intenzioni, riuscì solo parzialmente in quest’opera difficile e ambiziosa.Adolf il figlio di un uomo, che in seconde nozze aveva sposato sua cugina,la quale lo aveva dato alla luce, visse un' infanzia travagliata, condizionata da un rapporto conflittuale con il padre e da un legame morboso con la madre, rimasto orfano precocemente, visse gli anni della giovinezza in stato d’indigenza, coltivando la velleità di poter divenire un pittore ma i suoi dipinti, non vennero mai presi in considerazione. Allo scoppio della prima guerra mondiale partecipò attivamente in prima linea, al conflitto, guadagnandosi il grado di caporale e la croce di ferro.Alla fine del conflitto, dopo una resa incondizionata del suo paese che mal aveva digerito, fu congedato e diventò un informatore della polizia e successivamente il capo dei lavoratori tedeschi. Dotato di un’oratoria persuasiva e coinvolgente, riuscì a trasformare lo sparuto gruppetto che si riuniva in birreria, nel Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, di cui divenne leader,i suoi discorsi gonfi di retorica nazionalista, erano intrisi sempre di un feroce odio antisemita e di rancore per coloro che avevano accettato e subito un armistizio penoso e doloroso per il popolo di Germania. A seguito di un tentativo di colpo di stato, di cui lui si accollò pubblicamente la responsabilità, guadagnandosi i favori del popolo,fu arrestato e condannato,tuttavia già a questo punto il suo carisma politico,gli aveva fatto ottenere un discreto seguito e perfino i carcerieri, durante il periodo breve di detenzione, gli riservarono un trattamento di grande riguardo,ritenendolo un vero patriota,innamorato del suo paese , fu allora che si dedicò alla stesura del Mein Kampf (la mia battaglia).Su una geniale intuizione di Ernst Hanfstaengl, scelse un look singolare,il baffetto piccolo, sotto il naso, che lo connotasse indistinguibilmente e dotò il partito di un manifesto e uno stemma, la croce uncinata che diventò il triste vessillo dell’odio e un tetro simbolo di morte e distruzione. Nel frattempo aveva accolto con sé la giovane nipote Geli , figlia della sorellastra Angela, con la quale instaurò un morboso rapporto,di natura sadica e incestuosa,da cui la nipote riuscirà a liberarsi ,solo con il suo suicidio.Il giornalista Fritz Gerlich,intuendo il pericoloso potenziale di Adolf tentò invano di ostacolarlo, attraverso articoli ed azioni culturali,ma violentemete avversato dai nazisti,fu poi eliminato dalle milizie hitleriane,il presidente del Reich, Hindenburg, anche se consapevole della pochezza umana e intellettiva di Hitler,che apostrofò con il termine dispregiativo di “misero caporale boemo”, fu però costretto dalle circostanze a conferirgli la carica di Cancelliere del Reich, ossia di capo del governo.Dopo la cosiddetta notte dei lunghi coltelli,Adolf farà uccidere il suo amico ed alleato nonché capo delle SA Ernst Rhom, e in seguito alla morte dell'ultranovantenne presidente Hindenburg, accorperà alla sua carica di Cancelliere anche quella di presidente del Reich, conservando l'appellativo ,al quale teneva moltissimo e che gli era divenuto consueto sin dagli esordi in politica,di Furher cioè ,condottiero, guida, il corrispettivo dell’italiano duce. Iniziò così la dolorosa storia del terzo Reich.
Il racconto del regista è decisamente didascalico e in alcuni passaggi, è un po' lezioso ,tuttavia ha il merito indiscutibile, di affrontare il tema e un interrogativo che da anni gli storici, i sociologi,gli psicologi e tutti coloro i quali hanno una coscienza umana e civile, si pongono inevitabilmente. Come sia riuscito un ometto ambizioso e insignificante, fanatico e razzista, paranoico ed irascibile, con un carattere dal tratto ossessivo-compulsivo, violento e istintivo,in definitiva uno psicopatico delirante, completamente anaffettivo, a persuadere e a conquistare la stima e l’appoggio di un intero popolo e a trascinarlo nel più sciagurato e scellerato degli eventi, mai concepiti dall’umanità,una guerra mondiale che costò tra i cinquanta e i 70 milioni di morti ed uno sterminio pianificato di 5 milioni di ebrei, il cosiddetto olocausto,la soluzione finale che nelle intenzioni di questo feroce dittatore e dei suoi accoliti, avrebbe dovuto distruggere un’intera razza, ritenuta indegna di esistere .E’ tristemente sconfortante e sorprendente e dovrebbe far riflettere, tutti, la facilità con cui si possono manipolare le masse, fino a farle diventare un perverso ingranaggio di morte,costituito da spietati assassini, amorali e privi di qualsiasi umanità.L’interpretazione del protagonista è sostanzialmente valida, anche se forse a tratti un po' forzata,d'altronde il personaggio da incarnare era veramente difficile.
Il film, anche se prolisso e a tratti un po' verboso, è nel complesso un buon prodotto.
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