Regia di Dominga Sotomayor Castillo vedi scheda film
Ultimamente nella mia dimora va alla grande il Cile! Battute a parte questa trentenne Sotomayor promette bene e pare completamente padrona del mezzo cinematografico nel rendere questo malinconico epilogo famigliare on the road. Uno spaccato crepuscolare di una famiglia cilena e purtroppo di tante altre variamente ubicate nel pianeta. Film (quasi) tutto al femminile a partire dalla sceneggiatura, regia e fotografia. Il film non si schiera mai e non giudica le “colpe” dei genitori; in prima battuta sembra che la responsabile del distacco sia la madre (complice anche una presunta “divagazione sessuale” nel campeggio), nel prosieguo sembra che la decisione sia in capo al padre; ciò risulta giustamente irrilevante perché le vere vittime delle incomprensioni tra gli adulti sono i figli e la Sotomayor si pone unicamente dalla loro parte; in particolare di Lucia, la piccola protagonista femminile dotata di grande espressività. Lucia osserva con i suoi occhioni neri e, man mano che il fine settimana si svolge, comprende che qualcosa di sgradevolissimo sta per accadere: nessuna reale risposta alle domande che riguardano il futuro, strane affermazioni circa la prossima sistemazione del padre, e progressivamente sale quell’inspiegabile disagio e bisogno di isolarsi. Lucia si sta avvicinando al primo trauma della sua vita. Le atmosfere sono perfette e quella sottile e impalpabile tensione che interessa i due adulti è resa con maestria. Nulla di eccellente, ma tutto ottimo con due punte di diamante quando la giovane osserva la madre e l’amico sulla riva del torrente e nella sequenza finale a mio parere di poetica e struggente malinconia complice l’azzeccato tema musicale; la famiglia sembra implodere verso l’auto, per l’ultimo viaggio insieme verso casa, lasciando l’immagine di un altopiano desolato e vuoto: lo stesso vuoto che, seppur con le personali sensibilità, probabilmente proverà ognuno di loro. Un ultimo personalissimo commento circa l’intera questione separazioni: quando si procrea si dovrebbe mettere in conto la possibile rinuncia a se stessi per gli altri. Lo si fa solitamente troppo presto, quando i fuochi dell’amore sono ancora accesi; poi i fuochi si spengono, ma i figli restano. I traumi e disagi sono loro. Senza colpe. Tant’è. Ciò detto questo film è la prova provata che, con mezzi modesti e una manciata di attori, si possono proporre interessanti atmosfere e riflessioni e una grande sottesa poesia anche eseguendo la maggior parte delle riprese in auto. Ce ne fossero di film “per tutti” così!
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