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Da giovedì a domenica

Regia di Dominga Sotomayor Castillo vedi scheda film

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La recensione su Da giovedì a domenica

di OGM
8 stelle

Il mondo, dalla prospettiva familiare, si coglie solo di sfuggita. È come il paesaggio che ti sfila accanto mentre ti sposti in macchina lungo le strade di campagna: una sequenza di rocce, fiumi, distese desolate, spazi sconosciuti e selvaggi, che ospitano storie che non ti appartengono. La realtà, per quanto futile, è soltanto quella che vive dentro l'abitacolo della vettura, banale metafora delle mura domestiche. È una storia di attimi insignificanti, che fuggono senza lasciare traccia. È tutta racchiusa dentro i confini dell'oggi, da cui evade solo virtualmente, sulla scia di amare fantasie: è prolungata verso il passato da uno sfumato ricordo, rigorosamente personale, e verso il futuro da ansie altrettanto individuali e segrete. A sperimentare questa esistenza in movimento, che però rimane chiusa nella riservatezza, è una coppia di coniugi con i loro due bambini: quattro persone che attraversano il Cile, a bordo della loro auto, per un fine settimana di vacanza. Il viaggio si protrae per alcuni giorni, durante i quali i protagonisti effettuano numerose soste, che sono occasioni per riposarsi, per stare insieme, ma anche per perdersi, e poi ritrovarsi. Così funziona il tira e molla dei rapporti che devono essere portati avanti a tutti i costi, per motivi biologici, morali, di convenienza. La gioia dispensata da una parvenza d'amore è intervallata da attimi di smarrimento e solitudine, in cui il vuoto che si estende là fuori fa sentire il suo inquietante risucchio. Una nostalgia di gioventù. Una memoria che sa di leggenda. La paura che niente potrà più essere come prima. Intanto la vita procede, con il ritmo discontinuo determinato dall'attrito con gli interrogativi senza risposta: fermarsi per riflettere equivale spesso ad arenarsi, mentre correre significa, quasi certamente, lasciare dietro di sé qualcosa di importante. L'ambiente esterno, con i suoi stimoli ed i suoi inconvenienti, propone le sue alternative alla scelta di chiudere gli occhi e far finta di niente: sono le sfide che costringono ad aprire gli occhi e le orecchie, anche quando si vorrebbe restare in pace nella propria nicchia di anodina quotidianità. Cammin facendo si incontrano estranei, e magari, per puro caso, si viene a conoscenza del loro destino. Oppure si incrociano vecchi amici, e allora si innesca l'insofferenza per il presente, così privo di emozioni. Ogni intrusione è una violazione dell'intimità che sprona ad agire, a prendere provvedimenti, a pensare al cambiamento. Forse è meglio licenziare la domestica sospettata di furto. O comprare un nuovo mezzo di trasporto. O avere finalmente il coraggio di rivelare ai figli che il matrimonio è finito. La forza dei legami del sangue non può escludere una lucida e costruttiva interazione con il resto dell'umanità e con le conseguenze del tempo che passa. Tra genitori e figli l'unione può essere telepatica, ed ogni gesto prevedibile, ma occorre permettere all'ignoto di entrare in quella cerchia riservata, per portarvi il salutare effetto dell'azzardo. Due ragazze fanno l'autostop, nonostante i pericoli, affidandosi serenamente alla fortuna, che d'altronde, finora, le ha sempre assistite. Il rischio, naturalmente, rende tutto più difficile, ma, d'altro canto, ha il vantaggio di conservare un confortante margine di dubbio. De jueves a domingo è un concentrato di incertezza esistenziale, impiantato sulla traiettoria di un piccolo pianeta privato, alla sua prima uscita nell'universo: un debutto in società che coincide con la vigilia della sua disgregazione. Il vagabondaggio inaugurale di un microcosmo che, lungo quel percorso, scopre improvvisamente l'ambiguo brivido del divenire.

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