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Spring Breakers - Una vacanza da sballo

Regia di Harmony Korine vedi scheda film

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La recensione su Spring Breakers - Una vacanza da sballo

di Peppe Comune
7 stelle

Candy (Vanessa Hudgens), Brit (Ashley Benson), Cotty (Rachel Corine) e Faith (Selena Gomez) sono quattro ragazze che studiano al Collegge e che sognano di fare un viaggio in Florida per trascorrere una vacanza da sogno all'insegna della trasgressione più estrema. Arrivano a rapinare una stazione di servizio pur di fare i soldi necessari per partire. Riuscite ad arrivare dove desideravano, si danno al divertimento più sfrenato, tra fiumi di alcol, droga e sesso libero. Le loro gesta attirano le attenzioni della polizia, vengono messe in cella e a pagare la cauzione per loro è un certo Alien (James Franco), un tipo poco raccomandabile che non promette niente di buono. Lega a se le sorti delle ragazze le cui vacanze da sogno iniziano a farsi meno divertenti e più pericolose.

 

 

"Spring Breakers" dell'autore indipendente Harmony Korine è un viaggio allucinato nella spirale del divertimento estremo, costruito alla maniera di un puzzle le cui parti produrranno invariabilmente un effetto di straniante alienazione dalla realtà ordinaria. Un viaggio che seduce con la sua promesa di rappresentare solo una parentesi peccaminosa prima di rientrare nei ranghi e continuare la vita monotona di sempre. Il cinema di Harmony Korine porta le stimmate di una desolazione umuna che ha messo solide radici a causa della progressiva erosione di coordinate etiche ed affettive adeguate al tempo che scorre. Sia che documenti lo stato di decomposizione di un mondo rappresentando l'asplosione fragorosa della sgradevolezza ("Gummo"), sia che arrivi sotto il sole della Florida al centro dell'inarrestabile seduzione del male, il suo intento sembra quello di registrare dal di dentro l'implosione latente del "sogno americano" nella sua matrice più spiccatamente moralista ed estetizzante. Detto altrimenti, sia che il suo cinema segua uno stile apparentemente (e volutamente) approssimativo (con la macchina a spalla, immagini mosse, colori sgranati), sia che ricalchi, invece, un'estetica da videoclip con tutta la ricerca delle perfettibilità formale che ne consegue, sono sempre i corpi a dominare la scena (come anche in "Ken Park" di Larry Clark, un 'altro film interessante sull'altra america di cui Korine è sceneggiatore) che belli o brutti che siano, grassi o magri, frutto del degrado o schavi del vizio, vogliosi d'affetto o desiderosi di sesso, rappresentano l'elemento che, dietro un apparente dominio della propria personalità, nascondono un incontrollabile disorientamento emotivo. Per questo film, Harmony Korine usa un'estetica tipicamente televisiva (mutuata da MTV si è detto da più parti) per mostrare il carattere effimero di una vita che si riempie di vuoto per rincorrere una distorta idea di affermazione sociale. Gli eccessi che rappresenta sono fatti per nome e per conto di aspettative prodotte in serie dalla massificazione dei valori indifferenziati. Korine mette in scena la trasgressione togliendogli ogni sentore di cosciente consapevolezza, la immerge come in un vortice onirico dominato da accellerazioni sensoriali indotte a cui si lega un'assoluta meccanicità dell'atto. Le quattro ragazze concepiscono il loro "Sping Breakers" come un sogno che si realizza, come l'emancipazione dalle incombenze concrete per legarsi al fascino di una vacuità esistenziale che promette di non finire mai. Per loro, la differenza tra l'annoiarsi in un aula universitaria o fare una rapina con delle pistole ad acqua, pregare per abitudine o sballarsi di brutto, cercare il divertimento estremo o imbracciare un mitra, dipende unicamente dallo spazio in cui si trovano e non da un ordine morale che ovunque detta le sue regole. In fondo, sono delle "Barbie in costume" (sono sempre in costume) in cerca perenne del loro paese dei balocchi, e quando trovano quello buono vi incontrano anche un "Lucignolo" dal fare mefistofelico che alza la posta di un gioco che va facendosi sempre più pericoloso e sempre meno alla portata di tutte. Proprio come un reality televisivo che ogni concorrente vorrebbe non finisse mai. Harmony Korine parla con il linguaggio dei loro corpi e adopera a più riprese i fuori sincrono e la voce off per accrescere la sensazione di uno stato ipnotico imperante che di fatto genera una netta dissociazione tra il corpo che si muove senza posa e le voci di dentro che si rincorrono continuamente : tra ciò che le voci esprimono e gli eccessi che i corpi sono disposti a sopportare. ("Si mamma è stato stupendo, abbiamo trovato noi stesse qui e finalmente abbiamo visto altre parti del mondo. Abbiamo visto delle cose bellissime qui , cose che non dimenticheremo mai. Ci sentiamo libere. É pazzesco, ci siamo fatte un sacco di amici nuovi, gente che arriva da un sacco di posti , sono tutti troppo carini, sono gentili, affettuosi e con loro resteremo amici per sempre. Abbiamo conosciuto persone esattamente come noi, esattamente identiche a noi . Erano tutte alla ricerca di loro stesse. Non è solo divertimento , è molto di più. Siamo persone diverse ora, vediamo le cose in modo diverso, più colori, più amore, più consapevolezza. É stato bellissimo staccare dalla realtà per un po'. So che dobbiamo tornare a studiare, ma non lo dimenticherò mai questo viaggio. É una cosa incredibile, magica, è una cosa stupenda. Qui ti sembra che il mondo è perfetto, pensi che non finirà mai. Le sere qui si riesce a vedere oltre le stelle, si arriva dentro la luce. Una settimana che spero non finisca mai. Spring Breakers per sempre. Spring Breakers per sempre ragazze").

Per concludere, Harmony Korine smonta dalle fondamenta tutto quello che sembra magnificare attraverso un estetica delle immagini traboccanti di suoni e colori. Non mi è piacuta la deriva "gangeristica" che ha impresso alla storia, perchè credo abbia disperso abbastanza di quella credibilità concettuale che comunque il film riesce a conservare. Ad ogni modo, Korine usa presentare una "genealogia" dell'umano per quella che è, come il prodotto di una (sotto)cultura dell'essere che pretende continue addizioni di aspettative. Lui non giudica, mostra soltanto, attraverso un cinema puro e duro, libertario per assunto poetico e indipendente per originalità stilistica. Un autore e un cinema da seguire.  

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