Regia di Harmony Korine vedi scheda film
Il trapasso adolescenziale secondo Harmony Korine è un loop di festeggiamenti selvaggi. Intere giornate passate a ballare, pomiciare e sballarsi come se non ci fosse un domani. Un luogo lontano dalla noiosa routine di provincia, fatto di spiagge e musica non stop (rigorosamente dubstep), popolato da ragazzi “carini” e giovani ninfe in cerca di emozioni stordenti. Un quadro patinato per necessità e superficiale per scelta, alimentato da furori e bollori in costante escalation. Materiale non proprio autoriale che il talentuoso regista manipola a suo piacimento lasciando esplodere sullo schermo un racconto di vacuità generazionale quasi imbarazzante. Efficace ma risaputo, il problema di “Spring Breakers”, è essenzialmente questo. Nonostante quel malsano fascino da videoclip psichedelico e l’andamento sincopato da trip chimico – buono il montaggio, a tratti fondamentale – la banalità di contenuti ridimensiona la portata dell’intera produzione. Voglio dire: ragazzine soggiogate dal lato oscuro? Gangster cresciuti nel mito del fa-la-cosa-sbagliata? Cliché da rabbia giovane aggiornati ad un immaginario da party hip-hop. Immoralità, strafottenza, vizio, violenza, tutto già visto e analizzato centinaia di altre volte ma in maniera ben più approfondita. Va bene che qui il tratto distintivo non è il racconto in sé bensì l’idea di vuoto estetizzato che si ripete ossessivamente, il finale all'insegna di massacro e redenzione però è qualcosa di talmente strampalato da non poter essere preso sul serio nemmeno per un istante. Osa, Harmony Korine, corrompendo corpi ed immagini (scatenata Vanessa Hudgens, viscidamente compiaciuto James Franco) ma il suo intento si perde per strada nel tentativo di dare un senso a quella che in fin dei conti appare come una provocazione fine a sé stessa. Stuzzicante ma senza impegno.
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