Regia di Sofia Coppola vedi scheda film
Somewhere in the hills. Pare che Sofia Coppola abbia parecchio a cuore le ripercussioni sociali della noia altolocata, al punto da far sembrare questo nuovo Bling-Ring una sorta di spin-off del film precedente, incentrato, ricorderete, sull’errare apatico di un divo hollywoodiano. Ora non è poi così forzato pensare che la figlioletta di quel Stephen Dorff possa essere cresciuta in maniera tale da poter benissimo rientrare fra le giovani protagoniste di questa nuova pellicola. Ricche, viziate, egoiste, spudorate ma soprattutto ammorbate da un tedio insanabile. Asservite alla vita da social network, plagiate dai più lussuosi status symbol, incattivite dall’assenza quasi totale di genitori degni di questo nome. La vicenda della baby gang che svaligia le abitazioni dei vip è tratta da una storia vera e rientra perfettamente nelle corde della nostra nipote d’arte che quell’ambiente l’ha vissuto davvero e che ancora oggi probabilmente la condiziona. Il suo sguardo è distaccato, asettico, a tratti quasi svogliato come l’incedere dei suoi personaggi che paiono agire più per una questione di inerzia che per un reale bisogno di stimoli. La credibilità c’è, soprattutto nel ritratto di una sterile opulenza fatta di scarpe, gioielli e ville di vetro saccheggiabili in campo lungo. Il coinvolgimento emotivo invece latita, così come l’empatia per teen agers trasfigurati da un’infanzia mancata per il troppo avere. Oggi come ieri parliamo di un cinema tutt’altro che necessario, che lascia solo intravedere qualcosa di più profondo ma che difficilmente riesce a prendere una posizione per elaborarla di conseguenza. Puo' anche darsi che si tratti di una specifica scelta stilistica ma fatto sta che il lavoro della Coppola continua ad indietreggiare alla ricerca di qualcosa, magari ispirazione o forse solo un po' di coraggio.
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