Regia di Sofia Coppola vedi scheda film
Paris Hilton nasconde le chiavi di casa sotto lo zerbino. Orlando Bloom non ha un sistema d’allarme. Le star abitano le colline di Hollywood con leggerezza: come fossero alberghi-boutique. Col passo che non fa rumore (perché mosso senza causa, senza meta, in direzione squisitamente centripeta) 4 ragazze modaiole e un loro coetaneo (ex) sfigato entrano ed escono dalle cabine armadio, rubano prima la borsa quindi il lucidalabbra. Sofia Coppola s’ispira a un articolo di “Vanity Fair”: il fatto è vero, l’obiettivo ne è testimone. Prima accarezza i tacchi griffati a ritmo di musica (ma è già fuori tempo rispetto alla hit incalzante), poi scatta foto segnaletiche che fermano la sostanza incolore dei suoi ladri. Bling Ring è un’opera di ricognizione che non va da nessuna parte (e altrove sarebbe posticcio, incoerente alla sua storia e al suo cinema), asciutta come le motivazioni dei protagonisti (l’ansia è un sentimento concesso allo spettatore in isolati campi lunghi: la villa inquadrata come un plastico dall’illuminazione intermittente). Lavora in sottrazione di sensazionalizzazione, demolisce la trasgressione sfoggiata&urlata accumulando irruzioni domestiche come fossero doposcuola. Diluisce i discoparty in ralenti che sfumano e si perdono, e quando appende Emma Watson al palo da lap dance la lascia girare a vuoto senza darle la spinta. Mantiene la posizione, filtrata dal verde acidulo delle telecamere di sicurezza, fin quasi alla fine: quando la cruda verità si sgualcisce sotto al giudizio.
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