Regia di Sofia Coppola vedi scheda film
I nuovi mostri.
Quando l’horror iperrealistico cambia pelle.
Dopo Spring Breakers ecco Bling Ring, nuovo passo in avanti verso un orrore esistenziale che assume sempre più i connotati della normalità. In questo nuovo millennio si sta facendo spazio una nuova categoria di pericolose creature raccapriccianti. Non più giganti deformi dall’aspetto repellente, rintanati in luoghi remoti, lontano dalla civiltà, dal progresso, dal mondo reale. Non più scientemente asserragliati nella propria dimora/rifugio, lontano da sguardi indiscreti, perennemente affaccendati nelle loro consuete sempre uguali faccende, pronti ad usare, senza esitazione alcuna, la forza -violenta estrema irreversibile- se minacciati nella propria incolumità, se invasi nel proprio sacro territorio.
Oggi i mostri se ne vanno in giro a far danni.
Oggi i mostri sono più infidi e letali di un tempo.
Oggi i mostri sono difficilmente riconoscibili.
Perfettamente integrati nella società (che conta), sono alieni tra la gente, posseggono un eccellente capacità mimetica, si confondono tra la folla, risultano al primo impatto innocui e perfino piacevoli. Dalla loro posseggono un aspetto a dir poco gradevole, sono creature all’apparenza gentili, graziose, delicate. Sane. L’armoniosità dei loro corpi giovani, belli, piacenti, conturbanti scongiura qualsiasi forma di (auto)emarginazione, incoraggia la socialità, raccoglie schiere di proseliti in simil adorazione, pronti a soddisfar qualsiasi loro -assurdo- capriccio.
Oggi i mostri sono creature belle fuori e marce dentro, prive di scrupoli, di moralità, di coscienza.
Sono bombe potenziali in attesa di deflagrare, sono acque chete insidiosissime, sono fiori selvatici splendidi ma capaci di fagocitare tutto ciò che gli si posa accanto. I nuovi mostri -faccini levigati, imberbi, che conservano ancora tracce della fanciullezza lasciata alle spalle- sono capaci di uccidere senza ricorrere alle armi. Scrutano tra la folla, adocchiano la preda, l’agganciano, la fanno propria. Angeli subdoli, persuasivi e manipolatori ottengono sempre quello che vogliono. Esseri disperatamente soli, confusi negli affetti, disorientati allo sbando, guardano al mondo da una prospettiva distorta, l’unica che conoscono e che, perciò, interpretano come giusta; camminano ad una spanna e forse più da terra, dentro il mondo e fuori dal mondo stesso. Credendo sia la ‘normalità’.
Maliziosi consapevoli incoscienti.
Sono convinti che la vita sia un eterno party danzante, tra sballo divertimento e adrenalina. Bulimici nell’accumulare e nel possedere oggetti altrui -di star e starlettes delle hollywood hills- illudendosi di guadagnarsi così un posto tra la ‘very important people’.
Apparire, Farsi ammirare. Esistere.
Sofia Coppola (un John Waters sotto prozac) firma un’opera horror. Agghiacciante e desolante rappresentazione di una generazione vuota e felice (senza chiederselo) di esserlo, risucchiata da un edonismo sfrenato, irrazionale, patologico, cannibale. Che è stile di vita.
Mostri senz’anima che cascano in piedi, che paradossalmente ricavano beneficio e giovamento dalle loro malefatte. Se la giustizia li condanna, la società li assolve, li consacra eroi, gli apre le porte della popolarità e del successo.
Sono i nuovi idoli, effimeri e fasulli come la sgargiante vistosa sonante bigiotteria che stona ad ogni tentativo di abbinamento.
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