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Bling Ring

Regia di Sofia Coppola vedi scheda film

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La recensione su Bling Ring

di maurizio73
4 stelle

Cinque adolescenti di famiglie agiate nella Beverly Hills dei nostri giorni, pianificano e mettono in atto furti ripetuti negli appartamenti incustoditi e non sorvegliati di famosi vip impegnati in trasferte di lavoro di pubblico dominio. Verrano scoperti,arrestati e processati venendo a loro volta fagocitati dal circo mediatico dello 'show biz' per cui volevano emulare eleganza e fascino dei loro ricchi protagonisti.
L'implacabile meccanismo di registrazione del malessere di una società dello spettacolo persa nei suoi giri a vuoto attraverso le desertiche e indolenti location hollywoodiane, tra cocktail a bordo piscina, servizi in camera e lap dancer prezzolate già metabolizzate nel precedente 'Somewhere', cedono il passo ad un'operazione furbetta e didascalica dove la giovane Coppola si esercita nel far conoscere alle altrettanto annoiate platee festivaliere il vuoto di valori e la futilità esistenziale delle giovani generazioni della Los Angeles 'bene' impegnati nella vana ricorsa di una emulazione senza speranza, nel circolo vizioso di una fashion-addiction che rappresenta lo stadio residuale di una nevrosi consumistica da sovraesposizione mediatica che non risparmia neppure le loro blasonate vittime (da Winona Ryder a Lindsay Lohan per citare i casi più eclatanti). Questo 'compitino per le vacanze', benchè riveli il fascino discreto di un indiscutibile talento (la genetica non è un'opinione), trova il suo punto di debolezza tanto nella prevedibile struttura della narrazione (dove una serie compulsiva di sequenze iterative pianificazione-furto-esibizione sono attraversate dalla stucchevole eco di una programmatica confessione mediatica a 'Vanity Fair') quanto nella inconsistenza psicologica dei personaggi, dove i protagonisti sembrano una involontaria parodia dei modelli rappresentati, mancando di quel dolente realismo che pure aveva lo stralunato personaggio del 'capitolo precedente'. Il cinema 'al femminile', da sempre marchio di fabbrica della regista newyorkese, è qui declinato nella fatua dimensione di una spensierata quotidianità domestica tra serafiche mammine pseudo zen, insopportabili civetterie adolescenziali e l'ombra fugace di ipotetiche figure maschili (ad eccezzione del giovane protagonista, debole prototipo di un narcisismo di ripiego). Resta forse l'efficacia di alcune scene (l'occhio impassibile di una camera dall'alto che scruta il furto a casa di Audrina Patridge) e l'incessante flusso di una straniata coralità che ricordano la lezione 'minimalista' di Robert Altman, ma poco altro. Francamente (e lo diciamo con tutto il rispetto che il cinema yankee da sempre si è guadagnato sul campo) questa ennesima rielaborazione della fine del 'sogno americano' ai tempi di Facebook finisce per stancare ed annoiare nonostante la misura contenuta del lungometraggio (solo 90') dimostrando ancora una volta che la realtà non è sempre il luogo migliore da cui trarre ispirazione almeno fino a quando se ne ricavi il pallido abbozzo di una mediocre riflessione cinematografica. Giovani protagonisti bocciati a pieni voti. Presentato nella sezione 'Un certain regard' al Festival di Cannes 2013 e prodotto da papà Francis segna una piccola battuta d'arresto in una carriera esemplare. Provaci ancora S.!

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