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Bling Ring

Regia di Sofia Coppola vedi scheda film

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La recensione su Bling Ring

di alan smithee
6 stelle

Sofia Coppola in tutta la sua per ora breve ma qualitativamente intensa carriera da regista ha sempre tendenzialmente incentrato le proprie storie su gioventù difficili, disagiate, ma più mentalmente che materialmente: in particolare vicende incentrate su ragazze, contemporanee e non, in crisi esistenziale, irrealizzate e desiderose di trovare una via, una svolta, una opportunità: si pensi, tra queste ultime, cioè le "storiche", a Maria Antonietta, ragazza-regina di Francia che le circostanze e lo sfarzo di corte portarono a far vivere come fuori dal mondo, dal contesto reale e drammatico di un'epoca di rivolte dolorose e sanguinossime, condotte dalla povertà, dalla fame e dal desiderio di riscatto. Figure femminili che trovano da un momento all’altro la loro esistenza priva di quelle motivazioni che consentano loro di esprimersi e di completarsi. Un vuoto esistenziale che, già a partire dalle "vergini suicide" di fine anni ’90, passa per i disagi di un mondo estraneo in quanto di una civiltà che più distante culturalmente non si potrebbe, per certi versi inaccessibile già dal linguaggio intraducibile, come nel caso di quella nipponica del riuscitissimo "Lost in translation", fino alle vuote e annoiate magniloquenze di una regnante sopra le righe che perde il senso della realtà (oltre che quello della misura); per arrivare alla Hollywood odierna della crisi esistenziale di un attore famosissimo che smarrisce ogni senso di possesso e di soddisfazione, fino almeno a quando non riuscirà a ritrovare il valore della paternità mai realmente vissuta ed apprezzata ("Somewhere", spesso criticato ma a mio avviso l'apice della carriera della Coppola, e meritato Leone d'Oro veneziano); arriviamo infine a questo "Bling ring", traducibile forse in "anello luccicante", se non incorro a mia volta in una "fake translation"; un'opera che presa singolarmente puo’ certo apparire come l’opera più debole o forse meno ispirata della giovane regista (e maliziosamente la scelta del riservarla al "Certain regard" piuttosto che al Concorso potrebbe in qualche modo avallarne la tesi del film interessante ma non pienamente riuscito per concorrere nella rassegna principale); ma che al contrario, se analizzato più a mente lucida nell'ambito dell'opera intera della cineasta, il film assume in realtà un ruolo riassuntivo di tutto un disagio sempre presente nel mondo cinematografico dell'autrice: in fondo il film altro non potrebbe essere se non la summa  ideologica di tutta l’opera che ha preceduto questa fatica. Basato su episodi di criminalità effettivamente accaduti a fine primi anni '10 nei quartieri più prestigiosi della Hollywood che conta, The bling ring ci mostra le azioni di una ingenua banda di teppistelle di buona famiglia che, con la complicità di un amico appena giunto nel loro college, organizzano furti in villa derubando quantità incredibili di vestiario ed accessori di marca alle star più gettonate del momento (tra i citati ricordo Pris Hilton e Orlando Bloom). Bottino da più di 3 mln di euro, messo a segno dalle pazzerelle teenagers approfittando dell’assenza degli interessati perché magari impegnati in eventi ufficiali: occasioni propizie per introdursi nelle super ville dei potenti recependo le informazioni direttamente e candidamente sulle notizie e il gossip fornite via internet.
Un'occasione ghiotta per la Coppola per rappresentare una società arricchita e vuota che cerca di evadere dalla noia dedicandosi a qualcosa che infonda dentro se stessi un'emozione per qualcolsa di proibito che li renda vivi, salvo poi magari inventarsi qualche comitato di beneficienza o qualche buona causa per ripulirsi la coscienza, o addirittura per tornare in auge e sfruttare una fama negativa per rinnegarla e restare comunque nel mondo della notorietà, del divismo fine a se stesso, quello proprio di chi non sa fare nulla se non apparire (Paris Hilton insegna...)

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