Regia di Bille August vedi scheda film
Da quando sua moglie, 5 anni prima, lo ha lasciato, il professor Raimund Gregorius (Irons) vive un'esistenza ruotinaria e abbrutita tant'è che già nella prima scena lo vediamo riciclare la bustine di tè dal secchio dell'immondizia. La sua vita così grigia si tinge del rosso del cappotto di una ragazza che entra casualmente nella sua esistenza e che, grazie a un libro misterioso, lo spinge a recarsi in tutta fretta a Lisbona. Qui l'uomo ricostruisce la vicenda di un medico (Huston) con marcate ascendenze filosofiche, scomparso prematuramente e autore del libro che ha fatto da molla a tutti gli avvenimenti. La storia di questo giovane medico è anche la storia della rivoluzione dei garofani avvenuta in un Portogallo fiaccato prima da Salazar e poi da Caetano, una vicenda di trame oscure, tradimenti, Resistenza, persone che si sono perse e mai più ritrovate.
Partito da un romanzo di Pascal Mercier dalle pretese filosofiche eccessive, il film ne rispecchia tutte le fragilità e l'eccesso di ambizione. A saltare subito all'occhio sono l'inverosimiglianza (il professore insegna in un liceo di Berna, mica a Palermo, ed è alquanto improbabile che possa aver lasciato una classe sguarnita senza conseguenze disciplinari), gli elementi non funzionali al racconto disseminati qua e là (la tracheotomia della sorella del medico/scrittore; il cambio di occhiali come metafora debolissima e corriva di un altro modo di cambiare la vita) e l'incapacità di raccontare la Resistenza portoghese restituendole il suo peso specifico, al punto che la storia, cambiandone l'ambientazione, poterebbe riecheggiare una qualsiasi altra vicenda di Resistenza. Da Treno di notte per Lisbona, dunque, è uscito un copione talmente impacciato che anche il cast - un raduno di all stars, da Bruno Ganz a Martina Gedeck - sembra non crederci granché e tutti sembrano assai sotto tono.
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