Regia di Bille August vedi scheda film
Una ragazza sta per saltare giù da un ponte, in una giornata grigia e piovosa. Un uomo la afferra, la salva. La porta con sé nella scuola dove insegna. L’uomo è un professore. La ragazza entra con lui in classe, poi esce, lasciando il suo cappotto. Il professore decide di seguirla, la perde, controlla le tasche del cappotto. Trova un libro. Poi un biglietto del treno. Destinazione: Lisbona.
E’ l’inizio di un viaggio. Personale, la fuga da una vita solitaria e monotona. Nella storia, quella del Portogallo e della sua rivoluzione contro il dittatore Salazar. Gregorius, il professore (Jeremy Irons), lasciando la sua routine, si immerge nella vita (presente e passata) di una città, di chi la abita, delle storie che nasconde. Perché ognuno dei personaggi che incontrerà sarà la voce di una narrazione vasta e articolata, dove si intrecciano le sconfitte e le solitudini della vecchiaia con i ricordi della gioventù, della passione rivoluzionaria, della lotta e dell’amore. Il regista, Bill August, conduce lo spettatore attraverso questi diversi piani temporali, che sembrano indivisibili, un continuo rincorrersi di eventi lontani e vicini che finalmente trovano una loro composizione, un loro ordine, a distanza di molti anni. E’ come se Gregorius scrivesse con le sue domande e i suoi incontri un nuovo libro, un seguito di quello che ha tra le mani e che tanto riesce a toccarlo in profondità. Sono infatti le parole di Amadeu, l’autore del libro, a spingerlo ad andare a Lisbona e questa voce lo accompagnerà nelle sue ricerche, echeggiando ancora viva nel suo cuore, ricollegando tra loro le testimonianze di un periodo cruciale della storia portoghese e della vita dei personaggi che ne hanno fatto parte. E le parole, scritte e lette, evocano emozioni che si credevano perdute, ora poetiche e filosofiche ora dolorose e stanche, parole che insieme alle immagini della città accompagnano Gregorius nella sua ricerca.
Treno di notte per Lisbona parla il linguaggio della memoria, di una memoria che si apre come una ferita nei corpi e nelle anime di chi la rievoca, una memoria condivisa nella sofferenza personale e collettiva, una memoria che finisce per trasformarsi in presente, come se lo spirito di quella generazione tentasse di tornare fuori, non più in chi vi faceva parte, ma proprio dentro Gregorius, la sua vita che potrebbe cambiare del tutto. Ancora un treno in partenza. La possibilità di restare. Pochi attimi per scegliere.
Lo schermo nero.
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