Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Film sensibilmente bistrattato dalla critica, il dizionario Mereghetti gli assegna ben ZERO stellette su 4, a mio avviso, pur trattandosi di un'opera minore del maestro Monicelli, non è affatto da relegare a un filmaccio. Innanzitutto bisogna ammettere che in un contesto come quello della seconda metà degli anni '80 in cui stavano prendendo quota i cinepanettoni (mi vengono in mente i quasi coevi Yuppies e Yuppies 2) o stavano già languendo i personaggi inventati da Paolo Villaggio con i film "apocrifi" sempre di ispirazione fantozziana (Fracchia contro Dracula, Scuola di ladri e di lì a poco roba come Ho vinto la lotteria di capodanno), Monicelli si mette a girare un film interamente in costume e con una ricostruzione storica che comunque porta lo spettatore su un altro tipo di approccio. Sebbene la comicità ponga l'accento su aspetti più volgari (ed in linea coi tempi) il film può vantare degli interpreti di tutto rispetto: Giannini e Montesano sono ben affiatati nei rispettivi ruoli sempre sull'orlo della disgrazia ma pieni di risorse come una vita dura ed ingrata gli ha insegnato. Non sono da meno i ruoli più contenuti ma eccellenti di Gassman, nei panni di un nobile spiantato (una sorta di rivisitazione del suo Brancaleone assurto al grado di Marchese) che scrocca all'affamato Giannini le croste di formaggio o persino prende un paio di volte la comunione pur di mangiare qualcosa, e quello di Nino Manfredi, un carognesco viandate cieco ("che il suo nome sia cancellato" dice Montesano) che insegna ferocemente i trucchi della vita al piccolo Lazzaro. Insomma in una evoluzione pur non particolarmente brillante mi risulta difficile non apprezzare il mestiere e una certa sicurezza con cui il grande regista toscano porta in scena un periodo storico interessante, a cui fanno da cornice i paesaggi spagnoli della Mancia coi suoi mulini a vento ed alcune splendide città, da Toledo ad Avila e Salamanca. Piccole parti anche per il sempre ottimo Bernard Blier e un giovane Claudio Bisio.
Da notare anche il divertente lavoro nei titoli di testa ove i volti dei protagonisti sostituiscono quelli dei personaggi su dipindi di grandi autori quali Goya ed El Greco tra le note di una colonna sonora che porta anche il nome del grande Lucio Dalla.
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