Regia di Giacomo Campiotti vedi scheda film
Difficile non commuoversi e non piangere guardando questo film.
Difficile non pensare ad amori portati via dalla malattia dopo un giorno, un mese, un anno o magari venti: non cambia molto, quando il destino è segnato. Difficile per me non tornare a vecchi ricordi della mia vita, al triste addio ad una persona amata sapendo che non l'avrei più rivista.
Da questo film mi è nato lo spunto per qualche riflessione non ancora fatta in tanti anni. Lo so che non si è mai preparati alla morte di una persona cara, qualunque sia la sua età. Forse siamo, o lo saremo, più preparati alla nostra. Quando senti che stai per perdere la tua vita forse è più facile donarla agli altri; quando capisci che la felicità per te non potrà essere duratura, forse è più facile adoperarsi perché sia più duratura quella di chi ami. E così quello che a un certo punto della mia vita mi è sembrato un comportamento strano, illogico, incomprensibile da parte di chi mi chiedeva di lasciarla per la sua malattia, assume ora una luce nuova, una tinta di eroismo, bontà e santità; che è quella di tutti quei malati che affrontano la malattia con coraggio, pensando forse che se la loro vita sarà troppo breve per costruire qualcosa di significativo, non sarà comunque inutile per lasciare qualcosa di prezioso, più che solo un ricordo indimenticabile, nel cuore di qualcun altro che resta.
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