Regia di Sebastian Grobler vedi scheda film
Sulla falsariga del più celebre "L'attimo fuggente" Sebastian Grobler racconta la nascita del calcio in terra di Germania. Siamo lontani dai livelli di eccellenza del capolavoro di Peter Weir ma il film è assolutamente godibile e Daniel Brühl è bravissimo come sempre.
"Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti e, alla fine, vincono i tedeschi".
La frase sopra citata è un pensiero di Gary Lineker, attaccante inglese di ottimo livello, ed è stata ripetutamente smentita, soprattutto quando ai Teutonici capita di incontrare sulla propria strada una certa squadra in maglia azzurra.
Nonostante ciò è un aforisma che gode di molta fortuna tra gli appassionati del pallone di ogni latitudine, forse è la definizione più secca e famosa per questo sport.
Ma come arrivò il calcio in Germania? Come nacque nei Tedeschi la passione per il mondo del pallone?
Domanda non banale, il calcio è estro, fantasia. Si tratta di un gioco semplice, in questo il buon Gary ha ragione da vendere, e per poter vincere devi trovare una mossa che mandi a gambe all'aria i piani degli avversari. Devi avere giocatori che sappiano prendere in controtempo i difensori rivali, che siano in grado di spiazzarli.
Non è un caso che i popoli latini, che della fantasia fanno la loro bandiera, siano riusciti a estromettere nella graduatoria del miglior gioco espresso i maestri inglesi, non è un caso che il Sudamerica, mescolanza di etnie e popoli, abbia dato a questa disciplina quasi tutti i suoi migliori giocatori.
Ma i Tedeschi, così solidi e compatti, dunque come possono amare il calcio? Risponde alla domanda questo piacevole film di Sebastian Grobler, in cui viene narrata la storia di Konrad Koch, tedesco appassionato di cultura inglese, che all'Università di Oxford, presso cui ha studiato, conosce il nuovo sport inventato dai britannici.
Tornato in Germania decide di introdurre questa disciplina tra i suoi studenti, un modo originale per interessarli al paese di cui studiano la lingua, finendo invece per far nascere in loro la grande passione per il pallone.
Con uno sguardo piuttosto evidente a L'Attimo Fuggente, la storia procede tra le prevedibili ostilità di un corpo docente improntato al rigore prussiano (siamo nella seconda metà del XIX secolo), un Preside dalle idee innovative che sostiene non senza dubbi il suo giovane insegnate, gli inevitabili dubbi e le perplessità, e a volte l'aperta acrimonia, dei genitori dei ragazzi.
Una partita con una rappresentanza inglese, alla quale assisterà una delegazione del governo, farà scoprire ai rigidi teutonici quanto può essere bello e appassionante quel nuovo sport, quanto può essere avvincente vedere "22 uomini che rincorrono un pallone per 90 minuti" e alla fine non sempre vince chi pensiamo sia il più forte.
Detto dell'evidente debito con il capolavoro di Peter Weir, e detto anche che in piena onestà qui siamo a un livello decisamente più modesto, resta il fatto che questo Lezioni di Sogni sia un film godibile e piacevole, forse con un taglio un pò troppo da favola a lieto fine, che però perdoniamo volentieri visto che anche il titolo non nasconde di voler parlare di sogni (quello italiano, ma anche quello originale che suona come il grande sogno del calcio).
Merito della riuscita va dato a un cast che svolge bene il suo compito, e in cui spicca il bravo Daniel Bruhl nei panni del Professor Koch.
Consigliata sicuramente una visione, riesce a rendere simpatici i tedeschi, non è un pregio da poco
Il Professor Koch ai suoi studenti "Gentlemen!"
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