Regia di Paolo Nuzzi vedi scheda film
Stupisce che sia passato quasi inosservato questo prezioso film, firmato da un regista pressoché sconosciuto, ma interpretato da un meraviglioso Aldo Maccione, alle prese con uno dei personaggi più indovinati della sua lunga carriera. Uno dei pregi maggiori della pellicola consiste nell’essere riuscita a rendere uno spaccato convincente della provincia italiana sotto il fascismo senza alcun intento di impartire lezioni storico-politiche o di dimostrare una qualsivoglia tesi sull’argomento. Ho visto raramente il “ventennio” trattato con tanto lodevole distacco. Non intendo ovviamente dire che esso non vada condannato e criticato, ma uno sguardo quasi documentaristico, come in questo caso, aiuta a comprendere il periodo sotto la luce della vita quotidiana di persone estranee alla politica. Questo è infatti un film tutto “di personaggi”, con bravi attori che non si prendono mai sul serio e quasi dimentichi di trovarsi all’interno di una finzione cinematografica. Su tutti, troneggia, come ho detto, Aldo Maccione, genio recitativo incompreso in patria, ma fortunatamente accolto con tutti gli onori dalla cinematografia francese. Mi unisco infine a chi ha saputo apprezzare l’efficacia della parlata “dei laghi”, oggi quasi scomparsa. Una aggraziata via di mezzo tra milanese e piemontese che non lascia indifferente chi da quei laghi, quei fiumi, quella pioggia e quella nebbia proviene.
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