Regia di Paolo Nuzzi vedi scheda film
Divertente commedia ambientata nel Ventennio fascista, diretta con buon mestiere da un collaboratore di Federico Fellini e ispirata all'omonimo romanzo di Piero Chiara, in questa occasione anche sceneggiatore del film.
Luino (Varese), anni '30. All'hotel Metropolitan si tengono bische clandestine, basate su giochi di carte. Vi prendono parte uomini delle più disparate estrazioni sociali, ma i più assidui frequentatori sono l'anziano pensionato Rimediotti (Renato Pinciroli), il barbiere Peppino (Franco Diogene), il sarto Migliavacca (Antonio Spaccatini), e l'impiegato Camola (Aldo Maccione). Mentre gli squadroni fascisti guidati da Spreafico (Guido Leontini) impongono un coprifuoco serale, Camola ha relazioni con diverse donne: una stravagante artista (Andréa Ferréol), una prostituta del bordello gestito da Mamma Rosa (Maria Antonietta Beluzzi) e, soprattutto, la piacente Ines (Agostina Belli), ospite provvisoria in casa del vedovo cognato Tritapane e al centro delle attenzioni di tutti gli uomini di Luino. Spettatore un pò svanito delle varie disavventure vissute dai paesani è un reduce della Prima guerra mondiale, Brovelli (Macario).
"Il canto della rima pudendi [1], già notato nella volgarità medioevale, è modulato da una precisa condizione anatomica. Se nel 'vestibulum vaginae' c'è del viavai, si forma una via d'acqua, un canale. Il getto s'ingorga, s'attorciglia. Perciò sgorgherà con getto omogeneo, quasi uno zampillo dolce, nella vergine intatta; più deciso nella donna usata; a cascata nella usatissima. (Quella della Ines) è abusata: non la dà a tempo pieno, diciamo una volta alla settimana, quando il cavalier Tritapane - suo cognato - che la ospita, non si vede al caffè come le altre sere..."
(Rimediotti pronuncia al Camola una diagnosi della vulva di Ines, dopo averla spiata mentre orina)
Il piatto piange: Agostina Belli
Tra il 1970 e il 1980, dopo il successo del celebre Il conformista (1970) di Bernardo Bertolucci, una serie di film italiani, spesso a sfondo sessuale e con presenza di "casini", offre storie ambientate durante il Ventennio fascista (1922 - 1943). Sono opere tipicamente contraddistinte da ricostruzioni d'epoca, animate da macchiette modellate a parodia di tipi comuni, nei casi più riusciti con evidente contenuto di critica sociale, spesso vivacizzate dalla presenza di belle donne che sconvolgono la routine quotidiana delle famiglie popolari e al tempo stesso di quelle borghesi. Rientra in questa tipologia anche Il piatto piange, ispirato dall'omonimo romanzo di Piero Chiara, il cui titolo è un celebre modo di dire in ambiente di bische clandestine (gioco del poker), ma ha anche valenza di doppio senso in termini di "scarsità". Il regista Paolo Nuzzi [2] gira un film corale, d'ambientazione "storica" ma con accento grottesco, declinato però in maniera tragica e tristemente realistica. Ambientato ai tempi del fascismo, periodo di fervente maschilismo che è significativamente rappresentato anche dalla presenza del bordello [3], Il piatto piange più che seguire una storia lineare è costruito attorno a un'insieme di gag che vedono protagonista il bravissimo Aldo Maccione, intervallate da occasionali incontri al tavolo da gioco. L'attenzione del regista, anche sceneggiatore assieme a Maria Pia Sollima e allo stesso Paolo Chiara, è più spesso diretta verso personaggi marginali, macchiette che diventano a loro modo importanti [4], tratteggiate in maniera caricaturale, quasi visionaria e colorita. Probabilmente per influenza subita da Nuzzi nelle precedenti collaborazioni con lo stesso Fellini. L'erotismo è invece trattato nell'aspetto volgare (perciò spassoso), quasi dissacrante, come dimostrano certe battute esilaranti, idealmente simili a quelle più grezze tipiche delle scollacciate parodie di Nando Cicero, regista che si sarebbe certamente trovato a suo agio nel dirigere un film come questo. Persino la presenza della stupenda Agostina Belli non ha funzione di rendere più piccante il contenuto erotico. Si tratta a tutti gli effetti di una commedia dalle forti ascendenze dannunziane: come per il celebre poeta infatti, anche qui la sessualità è degradata e affrontata in maniera eterodossa, intesa come ricerca del piacere fine a se stesso, pertanto in opposizione al (finto) perbenismo e alla moralità bigotta della società dell'epoca. Il piatto piange è ben diretto, reso spassoso da un cast brillante nel quale proprio i protagonisti secondari riescono a strappare sorrisi volutamente amari.
Il piatto piange: Aldo Maccione
Maschio latino... cercasi: Aldo Maccione sulla scia di Lando Buzzanca [5]
Sul finire degli anni Sessanta, Aldo Maccione è impegnato in tournée con il gruppo cabarettistico dei Brutos (a suo tempo popolari per il carosello sulla cera Grey), ma è destinato a diventare protagonista nel decennio seguente di una serie di pellicole comiche, spesso a sfondo erotico diventando, malgrado un differente approccio alla commedia, una sorta di sosia di Lando Buzzanca. Al fianco di Jacques Dufilho, e sull'onda del successo del programma radiofonico "Alto gradimento" di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, interpreta il fortunato film sul colonnello Buttiglione. In seguito è sempre più presente in commedie sexy che tentano di riproporre il personaggio del "latin lover" alla Buzzanca (solo per citare qualche titolo: La signora ha fatto il pieno, Maschio latino... cercasi, Spogliamoci così, senza pudor).
Il piatto piange: Agostina Belli e Aldo Maccione
Curiosità
Il co-sceneggiatore Piero Chiara (autore anche del romanzo) compare velocemente nei panni di un tizio che legge il giornale seduto al bar della piazza.
Il piatto piange: Aldo Maccione e Andréa Ferréol
Citazioni
"Uccello eretto, fascista perfetto."
(Spreafico)
"La fortuna è donna e viene da me perché le piace sedere sul duro."
(Camola)
"Hey mamma Rosa... se gliene scappa una in un sacco di farina a Luino c'è la nebbia per tre mesi...."
(Camola commenta la dimensione del culo della tenutaria del bordello)
"La patria la proteggo io, ma al mio culo ci pensi Dio!"
(Camola)
"Pantaloni di Migliavacca Giuseppe, sarto, capomusica e culattone. Sorpreso in flagrante nel vespasiano di Piazza Garibaldi."
(Cartello dei fascisti attaccato, assieme ai pantaloni del Migliavacca, alla statua di Garibaldi)
"Che cosa credi di aver fatto, Migliavacca? È una cosa vecchia come il cucco, l'hanno fatta tanti prima di te: il Socrate, il Leonardo, il Giulio Cesare... Sei in buona compagnia. Lo sai che è anche il trastullo dei cardinali? Ma la prossima volta che te le levi, cerca di avere un tetto sulla testa."
(Camola dopo aver salvato dal tentato suicidio il Migliavacca)
"C'è un proverbio in Romagna a proposito del caffè: il caffè deve essere dolce come l'amore, puro come un angelo, caldo come l'inferno e nero come l'anima di certa gente."
(Avventore dell'hotel Metropolitan)
"Sifilide: terrore dei terrori. Al solo nome tremano i cazzi, i culi, i cuori. Valà che sei stato fortunato: è la malattia dei nobili, degli eroi. L'ha avuta anche D'Annunzio. L'ha detto anche lui: 'io ho quel che ho donato'. E sai com'è guarito? Stuprando una vergine. Dicono che si cambia il sangue. Il sangue di una vergine porta via tutti i mali, purifica (...) Sei giovane, hai davanti tutto, a cominciare dall'uccello. Eh... la fregatura, ragazzo mio, è la vecchiaia: cadono le picche ai fanti e i fiori alle regine."
(Rimediotti)
"Da quanto tempo voi non andate più con una donna? Dite la verità (...) Uscendo di qua a destra, voi incontrate via dell'Oca, e al numero 77 c'è il più bel casotto di Milano. Su, non perdete tempo... e andè a ciavar!"
(Il dottor Ferri comunica l'esito dell'esame sulla presunta sifilide a Camola)
NOTE
[1] In anatomia la definizione di "rima pudendi" allude all'apertura tra le grandi labbra, ovvero la fessura vulvare, spazio provocato dallo spalancarsi dell'uretra e della vagina. È detta anche "vestibolo vulvare".
[2] Già all'opera come aiuto regista di Federico Fellini per un arco di tempo che copre gli anni dal 1954 al 1960 (coinvolto sui set de: La strada, Il bidone, Le notti di Cabiria, La dolce vita). Macario, infatti, nella parte del folle Brovelli, ricopre un ruolo che rimanda sia al mendicante-narratore, sia al Bisceindi di Amarcord. Ancora: non è casuale la presenza di Maria Antonietta Beluzzi (Mamma Rosa, la tenutaria del bordello) già tabaccaia sempre in Amarcord di Fellini. Nuzzi è qui al primo lungometraggio, dopo una lunga attività dietro la macchina da presa per opere circolate solo su piccolo schermo. L'unica sua altra regia per un film destinato alle sale è del 1976: Giovannino.
[3] Un morboso intreccio sentimentale è al centro del film L'alcova (1985) di Joe D'Amato, nel quale un'abissina interpretata da Laura Gemser è destinata a soddisfare i desideri di un alto gerarca che trasforma la casa in un vero e proprio casino. I bordelli sono frequentemente presenti nel genere nazi-erotico, film nei quali le donne hanno spesso funzione subordinata alle necessità sessuali dei soldati (da Salon Kitty a Bordello a Parigi, quasi tutti gli eros svastika presentano contenuti di tipo sessista).
[4] Macario in un ruolo di emarginato e forse pure matto, ma che ha il coraggio di prendere a calci nel sedere un fascista; la tenutaria del bordello, decisa a ricevere in punto di morte l'assoluzione; il gay Migliavacca, pronto a togliersi la vita dopo essere stato sorpreso dai fascisti e pubblicamente disonorato.
[5] Informazioni pubblicate nel booklet allegato alla vhs Shendene.
Il piatto piange: Agostina Belli
Copertina della prima edizione (1962) dell'opera letteraria "Il piatto piange"
"La miseria e il dolore sono il punto sublime di incontro e di fusione dell'animo umano."
(Cesare Merzagora)
Il piatto piange (Paolo Nuzzi , 1974) - OST di Franco Micalizzi
F.P. 14/03/2022 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 102'44")
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