Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film
Film massacrato e sviscerato inutilmente in ogni sua inquadratura col tentativo maldestro di trovare incongruenze senza avere una visione d’insieme. Pacific Rim è l’intelligenza di un regista che, dietro a un necessario mega incasso e a scelte narrative imposte e commissionate, non smette di essere autore. Piaccia o non piaccia.
Mi rendo conto che non si può parlare di del Toro in quattro righe, soprattutto per questo film massacrato e sviscerato inutilmente in ogni sua inquadratura col tentativo maldestro di trovare incongruenze senza avere una visione d’insieme, come criticare Machiavelli al pari di una Fallaci qualsiasi senza considerare i contesti completamente differenti sui quali si muovono le opere dell’uno o dell’altra. Pacific Rim è l’operaio che contribuisce alla costruzione del robot e che dà senso all’esistenza dello stesso, è la macchina che ha bisogno dell’uomo, è l’uomo che vuole ancora essere parte del proprio futuro, è l’amore verso l’artigianalità e verso ciò viene ritenuto obsoleto solo perché vecchio (metacinema?), è Ron Perlman e il piccolo mondo di sciacalli che cercano di arricchirsi sulla miseria umana, è lo specchio di un immaginario fantastico che investe spazi e tempi ampissimi, è lo sguardo di un regista che traspone al cinema ciò che vorrebbe accadesse nella realtà come la vittoria dei partigiani nei precedenti film sul franchismo o la cooperazione tra uomini finalmente liberi da bandiere e confini in questo film. Pacific Rim è l’intelligenza di un regista che, dietro a un necessario mega incasso e a scelte narrative imposte e commissionate, non smette di essere autore. Piaccia o non piaccia.
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