Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film
Ecco il prototipo del “giocattolone”, realizzato con passione trasversale da Guillermo Del Toro che all’ossatura fatta di combattimenti devastanti aggiunge alcuni elementi che vanno oltre i classici schemi (per una volta non sono solo gli States a salvare il mondo) e soprattutto un’attenzione maniacale nella ricerca di immagini in grado di lasciare un’impronta decisa.
Quando dagli oceani giungono creature gigantesche, i Kaiju, che minacciano la popolazione, vengono progettati degli enormi robot, i Jaeger, movimentati ognuno da una coppia di piloti le cui menti sono in costante contatto.
All’inizio le cose sembrano procedere per il meglio, ma col tempo i Kaiju divengono sempre più attrezzati aumentando i loro attacchi devastanti, le soluzioni vacillano e il capitano Pentecost (Idris Elba) mette in piedi una missione per distruggere la fonte da dove queste creature escono affidandosi a un ex pilota (Charlie Hunnan) ed a una ragazza alle prime armi (Rinko Kikuchi) che lui stesso ha cresciuto.
Kaiju versus Jaeger, due mitologie che vengono a stretto contatto nella battaglia tra umani e mostri per il controllo del pianeta, con quindi sequenze ad alto tasso spettacolare, veri e propri combattimenti “corpo a corpo” da far tremare i polsi, ma poi è tutto l’insieme a funzionare alla grande, a partire dai dettagli delle creature e delle macchine (alle spalle c’è un lungo lavoro di disegno e varie ispirazioni), aspetto che si trasla sul resto, con scenari (spesso notturni) realizzati con scrupolo, un alto impatto tecnologico, ma che assume anche l’aspetto di vissuto, un gran rispetto per le fonti, particolare che ha mandato (giustamente) in visibilio i fans di vecchia data.
Anche i personaggi hanno tutti un background ben preciso e stimoli diversi, poi visto lo scenario i miracoli non si possono fare, ma anche in questo si è lavorato discretamente, peraltro senza andare a pescare grandi attori (che d’altronde non sarebbero stati i protagonisti assoluti), ma comunque figure attinenti, come Idris Elba, rassicurante anche nella sua durezza, senza dimenticare le figure atte a smorzare i toni, con Charlie Day che funziona meglio che in tante sue commedie e sopratttutto Ron Perlman, l’attore feticcio del regista, che va a bersaglio subito appena entrato in scena (e per lui non si possono assolutamente perdere i titoli di coda).
Poi i tempi scenici funzionano egregiamente, i colori spesso saturi giovano all’estetica, la grafica regala soluzioni grandiose e su tutto vige la firma di Guillermo Del Toro, spronato da sincera passione, tanta curiosità ed il rispetto per i classici del genere.
E’ lui il peso massimo di questa produzione, a lui vanno i meriti principali (quando si dice che il regista conta) per il fatto che l’insieme funzioni, prendendo il più classico contesto blockbuster (umanità in pericolo, distruzione omni presente) arricchendolo di qualità in praticamente ogni direzione possibile.
Sincero e divertente.
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